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Alejandro Gonzáles Iñárritu: filmografia del regista messicano

Regista oramai confermato, la cui sintassi filmica viene costantemente apprezzata, anche se talvolta ama rifugiarsi in una dinamica drammaturgia che spesso indugia più sull’estetica che sulla sostanza.

Background

Alejandro Gonzales Inarritu è regista di razza. Di una razza che ha saputo piegare alla propria creatività anche i diktat dell’industria hollywoodiana. Certo non ha stravolto meccanismi tanto potenti e consolidati ma, al loro interno, ha saputo salvaguardare e confermare una sua identità e un suo modo di fare cinema che non rinnegano né le tinte forti e contrastanti della sua terra d’origine, il Messico, né la sua formazione latino-americana.
I suoi più grandi successi sono quasi sempre incentrati sull’incastro di storie parallele, sulla biunivocità di una scansione temporale che si muove avanti e indietro, elementi che dilatano spazi e tempi facendo alla fine emergere la superficialità della società globale contrapposta all’unicità del sentimento, primo fra tutti il dolore, seguito poi dalla solitudine che in esso si alimenta. Logica conseguenza di tale assunzione di coscienza diviene la percezione di essere tante individualità che nella maggior parte dei casi riescono a dividere solo la coincidenza, il caso e il volere ineluttabile del destino che ora sceglie l’una, ora l’altra per costruire gli episodi della vita.

I films

Volendo escludere i lavori cosiddetti “minori” essenzialmente perché portati a termine agli esordi, quattro sono le pellicole al momento degne di interesse e concordemente stimate da critica e pubblico:
•Amores Perros, un thriller che in realtà è un affresco della violenza che si nasconde nello spirito della sua terra, il Messico, dove niente viene risparmiato alla raffigurazione sanguigna della capitale, Città del Messico. Non concede sconti Inarritu, lasciando che la sua passione divenga triste constatazione di una verità che è egoismo e tradimento, tale pertanto da concedere ben poca speranza di riscatto.
•21 grammi, film dove stavolta il dolore sarà terreno sul quale i protagonisti, tre, così come le storie che si intrecciano, inizieranno a sondare il senso della propria vita attraverso la disamina di tutti i valori che la stessa aveva forse, solo sfiorato.
•Babel, da molti considerata la sua migliore pellicola per adesso. Anche qui l’intreccio di 4 storie diverse che piano piano convergono secondo un disegno che non appartiene a nessuno dei protagonisti ma a quel destino che sembra ancora una volta muovere le fila del mondo.
•Biutiful. Un film che parla di maturità espressiva e intellettuale. Il protagonista, Uxbal segna il ritorno alle origini latino-americane in una Barcellona i cui sobborghi sono le favelas del mondo e il dolore, quello vero, stavolta appare nitido, quando il poco tempo lasciato dal cancro promuove ogni secondo da dato temporale a inestimabile osservatore e giudice dell’abisso che ci circonda.

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