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Diversity Management: principi e obiettivi della strategia

Storicamente sorta negli anni ’90 e approdata con rapidità dall’America all’Europa, questa teoria aziendale stabilisce che il cambiamento, in senso di evoluzione, di un contesto d’impresa, passa anche attraverso la considerazione, e il successivo potenziamento delle caratteristiche personali dell’individuo che lavora al suo interno. La diversità di un lavoratore rispetto a un altro, in sostanza, e tutta la gamma di possibilità operative che essa implica, rappresenta un valore aggiunto per l’azienda e per il perseguimento dei suoi obiettivi.

La teoria e i suoi fondamenti

Valorizzare al meglio la persona tenendo conto di quelle che sono le sue attitudini e capacità: questo il principio di base, e nello stesso tempo l’obiettivo del suddetto processo di management aziendale, al quale non vanno disgiunti altri corollari attinenti a questo “relativamente nuovo” modo di gestire le risorse umane, ovvero, per primo, la considerazione delle varie matrici della diversità. Le differenze che ci distinguono provengono infatti, dall’appartenenza a una razza, dall’età, dall’etnia e di queste l’individuo è dotato alla nascita; altre sono poi le diversità legate al trascorrere del tempo e al bagaglio di esperienze culturali, sociali, professionali, ecc., accumulate dall’uomo nei diversi periodi della sua esistenza: sono soprattutto queste ultime a essere oggetto di attenzione in un ambito aziendale, perché capaci di modificarsi più e più volte, e di assecondare di conseguenza le richieste, continuamente mutevoli, del mercato esterno. Una volta individuate le peculiarità di ciascun componente della forza lavoro aziendale, queste vanno rese più efficaci, in modo da aumentare il successo dei risultati ottenuti attraverso il contributo di tante, diverse competenze. Tale approccio, dimostratosi vincente negli USA e nei Paesi anglosassoni, potrebbe essere sviluppato meglio anche in Italia, a cominciare dalle piccole imprese del nostro territorio. Un suggerimento pratico da seguire, per l’implementazione di questo processo, nasce dall’idea di dover realizzare una sorta di mappatura, come fase preliminare del lavoro, dei tratti distintivi della propria cultura aziendale, concentrandosi sul concetto di diversità, o multicultural diversity, e non su quello di omogeneità. Un altro consiglio è quello di puntare sempre alla crescita personale, attraverso un diversity training, che miri a eliminare pregiudizi e pre-concetti legati all’appartenenza a una classe sociale, piuttosto che a una condizione fisica, ecc.

Dalla teoria alla pratica

Anche se prevalentemente a livello di produzione di ricerche e studi, il nostro Paese si sta impegnando nell’approfondimento del Diversity Management: da ricordare il proficuo lavoro svolto finora dal Laboratorio Armonia della Scuola di Direzione aziendale della Bocconi, mentre, a livello europeo, le esperienze positive e i programmi di applicazione di tale strategia da parte di multinazionali inglesi e francesi.

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