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Grazia Deledda: biografia e opere della prima donna italiana Premio Nobel

Grazia Deledda è stata la prima donna italiana a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura.

Biografia

Grazia Deledda nasce a Nuoro nel 1871 da padre agiato imprenditore e possidente terriero (e poeta improvvisato) e da madre religiosissima, che impartirà ai figli una rigida educazione morale. Dopo aver frequentato le scuole elementari, viene seguita da un amico di famiglia, professore ospite di una parente che le impartisce lezioni di italiano, latino e francese. Le rigidi convenzioni morali dell’epoca, infatti, impediscono alle ragazze di ricevere un’educazione scolastica completa. Successivamente, pertanto, approfondirà gli studi letterari da autodidatta.

Opere e tematiche

Esordisce come scrittrice pubblicando alcuni racconti nella rivista “Ultima moda”; le sue velleità letterarie sono scoraggiate in famiglia e duramente criticate dalla società nuorese dell’epoca. Ma la giovane scrittrice non si scoraggia e invia in continente le sue novelle a puntate, abbandonando progressivamente lo stile dialettale e approssimativo e approfondendo la caratterizzazione dei personaggi, iniziando a mostrarsi come acuta osservatrice della natura che la circonda e dei costumi della Barbagia e di tutta la Sardegna. A soli 21 anni pubblica il primo romanzo d’esordio “Fior di Sardegna”, seguito da “Anime Oneste” nel 1895. Nel 1900 sposa un funzionario ministeriale e si trasferisce a Roma, dove vedono la luce le sue opere più importanti: “Elias Portolu” il suo capolavoro, “Cenere”, “L’edera”, “Canne al vento”, “Marianna Sicra”.
Nel 1926 è la prima donna italiana a essere insignita dell’onoreficenza più importante, il Premio Nobel per la letteratura. Il romanzo autobiografico “Cosima” uscirà dopo un anno dalla sua morte avvenuta nell’agosto del 1936 a Roma. Grazia Deledda fu anche traduttrice, infatti, è sua la traduzione di Eugenie Grandet di Honoré de Balzac. Le tematiche della narrativa di Grazia Deledda sono le forti vicende d’amore, di dolore e di morte sulle quali aleggia il senso del peccato, della colpa e dell’inevitabile fatalità. La Deledda è stata avvicinata al verismo di Giovanni Verga, ma anche al decadentismo di Gabriele D’Annunzio. In realtà, piuttosto che incasellarla in movimenti letterari italiani di vario spessore, rimane una scrittrice di letteratura sarda, poiché le sue radici affondano in profondità nella terra che l’ha vista nascere e dalla quale non si è mai separata idealmente.

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