La dolce vita, recensione e trama del film
Dopo tre settimane dalla sua uscita aveva già guadagnato un miliardo di lire. Erano gli anni 60, e non era soltanto il denaro a valere di più, ma anche il cinema italiano! Si perchè quello non un blockbuster hollywoodiano...ma la "Dolce vita" di Federico Fellini
/wedata%2F0023714%2F2011-05%2FFellini-la-Grande-Parade-exposition-sur-loeuvre-de.jpg)
Trama
Il film si apre con una sequenza che entrata negli annali del cinema e nella memoria collettiva di tutto il mondo: un elicottero trasporta una statua di Cristo Lavoratore mentre sorvola i cieli di Roma.
A bordo il protagonista: Marcello Rubini (Marcello Mastroianni) è un giornalista specializzato in "gossip", un paparazzo. Infatti il termine viene "coniato" nel film ed è presto diventato di uso corrente. Marcello è però insofferente, sogna intimamente di accedere, prima o poi, a livelli di cultura superiori. La sera incontra una bella ereditiera, Maddalena (Anouk Aimeè) con la quale stringe un amicizia trasgressiva. Finiscono a letto, anzi, nel letto di una prostituta.
Quando torna a casa scopre che la sua amante, Emma (Yvonne Furneaux), ha tentato il suicidio. Emma è gelosa, innamoratissima e non ricambiata. Marcello sembra infatti incapace di amare.
E mentre Emma è in ospedale, lui corre all'aeroporto a ricevere una diva di Hollywood, Sylvia (Anita Ekberg). La segue e la circuisce.
Con lei si aggira in un'onirica roma, di notte, fra party surreali e bagni nella fontana di Trevi. Per lavoro assiste ad una straordinaria messinscena mediatica: due bambini dichiarano di aver visto la Madonna. Crede di potere finalmente avvicinare Sylvia durante una festa in un castello in cui si va a caccia di fantasmi. Ma gli va male. Il giorno dopo viene a sapere che un suo amico, Steiner (Alain Cuny), si è suicidato. Era un famoso scrittore, sembrava felice circondato dagli amici e dalla famiglia. Ma ha ucciso anche i suoi due figli. Il film si chiude con la famosissima scena della spiaggia, su cui si è arenato un pesce mostruoso. La metafora è lampante...
Poco da dire...
Di parole ne sono state spese tante ed è ormai superfluo fare altrettanto. Esiste un momento in cui un opera artistica dona veramente l'immortalità al suo autore. E anche se il cinema è una forma d'arte relativamente recente, con la Dolce Vita Federico Fellini ha segnato un epoca, creato un nuovo linguaggio estetico, aperto nuove frontiere intellettuali all'umanità. In definitiva, in un modo o nell'altro, si è guadagnato l'immortalità...