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Murray Street: recensione dell'album dei Sonic Youth

I Sonic Youth sono una delle migliori band alternative statunitensi.

Storia e discografia

Tra le più importanti band della scena alternativa statunitense, i Sonic Youth, nascono nel 1981 a New York e sono formati da Kim Gordon, Lee Ranaldo, Steve Shelley e Kim Gordon. Nel giugno di quello stesso anno, la band suona nell’ambito del Noise Fest, organizzato da Moore, alla galleria White Columns di Soho. Il loro primo EP, “Sonic Youth”, è abbastanza semplice, ma caratterizzato da un modo di suonare la chitarra, alternativo a quello sin lì usato. L’ EP successivo, “Kill Yr Idols”, ne conferma il modo di concepire la struttura dei brani e i suoni, in una miscela pressoché unica, tanto da essere definita abrasiva. Sta arrivando il momento del loro esordio in studio, quel “Confusion is Sex”, del 1983, che divide i fans tra chi lo giudica promettente e chi lo vede come un momento di arresto. Il lavoro successivo “Bad Moon Rising”, sorprende tutti. È un concept album caratterizzato dalla miscela tra sperimentalismo e sonorità tradizionali, che spiazza. Il successivo “Evol”, del 1986, conferma l’evoluzione verso sonorità più pop. L'andazzo preso, è confermato da “Sister”, del 1987, altro concept salutato da critiche positive. Con il doppio album “Daydream Nation”, del 1988, la critica si spinge oltre e promuove in toto il lavoro, considerato un classico del suono indipendente. Seguono “Goo”, che vira verso una sonorità più affine al gusto comune e, nel 1992, “Dirty”, seguito dopo due anni da “Experimental Jet Set, Trash&No Star”, forse il più sperimentale tra i loro lavori. Nel 1995, è la volta di “Washing Machine”, e nel 1998 esce “A Thousand Leaves”, cui fa seguito nel 2000 “NYC Ghosts&Flowers”. Del 2002 è invece “Murray Street”, che introduce agli ultimi tre lavori, “Sonic Nurse” (2004), “Rather Ripped” (2006) e “The Eternal” (2009).

Murray Street: recensione

“Murray Street” è un tipico album Sonic Youth. Una manciata di pezzi tra il grezzo e la melodia tradizionale, capace di prendere allo stomaco gli esegeti di un culto che non ha mai avuto attimi di sosta. Che raggiunge l’acme con “Karen Revisitated”, traccia di oltre dieci minuti che sublima quel tipico “rumore” che molti hanno cercato di emulare, senza mai riuscire neanche ad accostarsi a un sound che è tipico di una band che suscita sorpresa a ogni ascolto. Altri pezzi notevoli, sono "Plastic Sun" e "Simpathy for the Strawbery", capaci di mettere in grande evidenza la versatilità della cantante Kim Gordon. Possiamo parlare di un album che non sconvolge certo chi conosce e adora i Sonic Youth. Per gli altri, probabilmente una esperienza scioccante che può evolvere solo in due direzioni: amore viscerale o odio assoluto. Vie di mezzo, non esistono.

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