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Prison Escape: recensione e trama

Prison Escape reinterpreta il vecchio tema della fuga dal carcere indagando l'animo e la mente dei personaggi. Si tratta di un thriller psicologico particolarmente riuscito.

Trama

Prison Escape, noto anche come The Escapist, è un film del 2008 diretto dal regista britannico di origini francesi Rupert Wyatt. Di genere thriller drammatico, narra il tentativo di fuga dalla prigione di un gruppo di detenuti. La trama ruota attorno al personaggio di Frank Perry (Brian Cox), uomo anziano condannato all'ergastolo che ha da tempo accettato la sua condizione e vive la detenzione con calma e dignità. Un giorno però viene a sapere delle cattive condizioni di salute dell'amata figlia tossicodipendente e decide di organizzare una fuga per rivederla, assoldando lo scassinatore Lenny Drake (Joseph Fiennes), il nuovo arrivato compagno di cella James Lacey (Dominic Cooper) ed altri detenuti con cui ha un buon rapporto (Liam Cunningham e Seu Jorge). Il film racconta i preparativi dell'evasione, la vita all'interno del carcere tra amicizie e rivalità, e l'evasione stessa, indagando l'animo dei personaggi parallelamente alla narrazione dell'azione.

Recensione

Malgrado il tema già affrontato in diverse pellicole, Prison Escape è un film appassionante e originale. Non si tratta di un semplice film drammatico, ma di un thriller psicologico, che permette allo spettatore di immedesimarsi in Frank, personaggio positivo nel suo tentativo di redenzione. Il frequente uso della tecnica del falshback consente la comprensione della mente di Frank, interpretato da un intenso Brian Cox; il sapiente utilizzo della macchina da presa nelle scene ambientate all'interno del carcere fa invece sì che esso venga percepito come luogo opprimente, che priva i detenuti di qualsiasi minima libertà di espressione o di svago. Nel corso del film si scopre l'animo protettivo e gentile del cinico e rassegnato Frank, che cerca riscatto per sé ma più che altro per i più giovani: il film si sposta così sempre più dai binari del thriller, svoltando verso il genere intimista. La fusione dei due generi, riuscitissima grazie ad un montaggio che premia il secondo senza penalizzare il primo, è ottima e ne viene fuori una pellicola che riesce a reinterpretare un genere abusato e ripetitivo. L'obiettivo comune della fuga e le continue difficoltà incontrate nel congegnare il piano mettono in risalto lo scontro tra le diverse personalità in gioco: emerge ancora di più la figura di Frank che trova un motivo per tornare ad essere l'uomo determinato e coraggioso che era prima di rassegnarsi al carcere.

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