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Renault, Dacia e la delocalizzazione

L'ipotesi della delocalizzazione della produzione di alcuni modelli della Dacia in Marocco, con conseguente ridimensionamento del numero dei dipendenti in Romania sembra un'ipotesi estremamente concreta.

Le rivendicazioni sindacali e il caro vita

La Renault ha acquistato la rumena Dacia nel 1999, quando la Romania era ancora lontana dall'entrare a far parte della Comunità europea, ed il costo della vita era molto basso, il che produceva gli effetti anche sui salari pagati. Questa fu una delle principali cause che spinsero numerose fabbriche ad aprire i battenti nella zona dell'est europeo: produzione a costi molto più bassi, minori pretese sindacali e la possibilità concreta di mantenere livelli di profitto molto più elevati. E la Renault in più ottenne il vantaggio d acquistare un marchio, a condizioni molto vantaggiose, con un personale ben avviato ed esperto (ma con salari molto bassi) e la possibilità di ridurre in poco tempo il numero dei lavoratori da 27 mila a 16 mila, con l'appoggio del governo locale. Tuttavia la situazione è cambiata dal 2007, quando la Romania è entrata nella Comunità Europea, il che ha portato alcuni vantaggi ma anche qualche svantaggio, quale un aumento del costo della vita. Ovviamente gli operai rumeni hanno avanzato richieste di aumento ed adeguamento degli stipendi al caro vita, inizialmente respinte dalla direzione della Renault, che però poi si è dovuta piegare, a seguito di una serie di scioperi, che avevano immobilizzato le fabbriche (la Dacia e le altre a lei collegate sul suolo rumeno), mentre le richieste del numero dei pezzi dei vari modelli era salito fortemente grazie ai prezzi accessibili (soprattutto la Dacia Logan gpl, aveva ottenuto ottimi consensi).Ora la Renault ha palesato la volontà di delocalizzare la fabbrica spostandola in Marocco, e più che una semplice minaccia per respingere le pretese dei lavoratori, sembra veramente convinta a procedere.

I vantaggi della Renault con la delocalizzazione

I vantaggi che la Renault otterrebbe con la delocalizzazione sarebbero ovviamente di ragione economica, e riguarderebbero diversi aspetti: - le rinnovate rivendicazioni sindacali che vorrebbero un aumento degli stipendi pari a 125 euro mensili;
- il costo della manodopera, che scenderebbe da 8 euro l'ora pagati in Romania, ai 5 euro l'ora pagati a Tangeri in Marocco;
- i minori costi di trasporto attraverso l'uso delle navi anziché su gomma, soprattutto a causa delle pessime condizioni che presentano le infrastrutture e le strade rumene. Alla luce di queste valutazioni, il rischio di delocalizzazione sembra tutt'altro che un'ipotesi remota.

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