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Storia del Codice Civile italiano

L’Italia ha un diritto civile che si basa sulla sua Costituzione e sul Codice civile. Le fondamenta degli articoli codice civile italiano sono legate alla tradizione del diritto romano, comunque le sue origini risalgono al 1800.

Origini del Codice Civile in Italia

Il Codice di procedura Civile comprende l’insieme delle leggi che vengono approvate dal Parlamento con lo scopo di mettere in pratica i principi di cui parla la costituzione. Le norme del codice civile italiano sono legate dalla tradizione europea, la quale fa capo al diritto romano. I Romani durante il periodo dell’impero estesero a tutti i territori conquistati i codici civili emanati dai diversi imperatori. Tra di essi ebbe molto successo il Codice civile Giustiniano, detto Corpus Iuris Civilis. Questo documento per la prima volta riordinava tutte le leggi romane che riguardavano il diritto civile. Le norme di diritto civile che furono emanate in Europa, dopo la caduta dell'Impero romano, seguirono questo documento come modello di guida. Il Codice Civile italiano, che entrò in vigore nel 1865, si ispira al Codice Napoleonico francese. Infatti parte dell’Italia prima di essere unificata era sotto il dominio della Francia.
Il primo Codice Civile italiano fu anche detto Codice Pisanelli, dal nome del Guardasigilli dell’epoca. Questo Codice era anche un rimaneggiamento del Codice Civile che Carlo Alberto aveva emanato per il regno di Sardegna nel 1837. Quindi il primo Codice Civile italiano era diviso in 3 libri, i cui rispettivi titoli erano: “Delle persone”, “Dei beni, della proprietà e delle sue modificazioni”, “Dei modi di acquistare e di trasmettere la proprietà e gli altri diritti sulle cose”. Gli articoli in totale erano 2147, e venivano preceduti da 12 preleggi. Il diritto commerciale non era trattato da questo codice.
Agli inizi del 1900, quando l’Italia conquistò le prime colonie in Africa, fu elaborata una nuova versione del codice civile. Essa comprendeva il codice che regolava il commercio con l’Eritrea.

Codice Civile del 1942

Quando la situazione politica in Italia è cambiata, circa 100 anni dopo, è stato necessario adottare un nuovo Codice Civile. Esso entrò in vigore nel 1942 e si allontanò dal modello francese. Le norme contenute in questo importante documento non solo riguardano il diritto civile ma anche il diritto commerciale. Si tratta di una caratteristica che non trova riscontro in nessun altro Codice Civile europeo dell’epoca. Quindi il Codice del 1942, il quale è in vigore ancora oggi, fu elaborato durante il periodo fascista. Nel 1988 ad esso fu aggiunto il nuovo codice di procedura penale.
Molte riforme sono state fatte sul Codice civile del 1942 nel tentativo di eliminare gli aspetti legati al fascismo. Sono state eliminate tutte le norme che facessero riferimento a provvedimenti di tipo razziale.

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