Storia del Game Boy, la famosa console portatile Nintendo
Lo sviluppatore giapponese Gunpei Yokoi insieme al suo team si era riservato lo scopo di realizzare una console di gioco portatile, palmare, intelligente e con tutte le caratteristiche già vincenti del NES, che si sarebbe chiamato Game Boy. Era il 1989, e il mondo dei videogiochi stava per cambiare.
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Passo " a due": Game Boy e Tetris
Impossibile parlare della storia del GameBoy senza citare Tetris, il titolo che con Pac-Man e altri due o tre titoli ha segnato l'alba dei videogiochi, che sulla piattaforma Nintendo veicolò straordinariamente bene la diffusione della console. Per attirare l’attenzione del pubblico il GameBoy venne infatti messo in vendita in combinazione con il titolo creato dal matematico sovietico che conquistò il globo, che aveva colpito un rappresentante Nintendo a una fiera di settore.
Oltre Ogni Previsione
Quando nel 1988 qualche lungimirante addetto ai lavori notò le ottime premesse del gioco russo che incastrava figurine colorate a pioggia, non sapeva forse che l’anno successivo sarebbe stata distribuita una console portatile destinata a trentadue milioni di unità vendute in pochissimo tempo, probabilmente anche grazie a questo connubio, e che questo record sarebbe rimasto imbattuto fino agli anni Novanta conquistando prima il Giappone, poi gli USA, infine l’Europa. Nemmeno il presidente Nintendo (che pure era stato ottimista, con venticinque milioni di console previste in produzione) aveva previsto un tale planetario consenso.
Vent'anni con il Game Boy
Il primo Game Boy (inizialmente solo un sistema di gioco, successivamente un marchio e – decisamente – un’immagine aziendale) era in bianco e nero. Due decenni di produzione hanno visto qualche variante apportata all’originale, che – come per molti must di simile imponenza – non sempre sono stati ben accolti dal pubblico. Il Game Boy Color, o il Pocket, per esempio, in versione decisamente “light”, o il Micro, ancora più piccolo del precedente, o ancora il Game Boy Advance, con grafica a 16 bit (praticamente il doppio della prima versione) e retrocompatibilità con i titoli precedentemente distribuiti, che non piacque molto per la scelta Nintendo di non retroilluminare lo schermo. La casa rispose qualche anno dopo con l’Advance SP, che suppliva a questa pecca e offriva inoltre un design moderno a conchiglia che anticipava l’avvento del DS (l’unica console che avrebbe “messo a riposo” il Game Boy per un po’, relativamente alle vendite).
Fine corsa... forse!
Gli ultimi anni, con l’avvento della Playstation che ha conquistato un record di unità nel mondo di centoquaranta milioni, hanno scalzato il Game Boy dal primato di vendite per decenni indiscusso: centodiciotto milioni di Game Boy nei primissimi anni di distribuzione, per una console che ha visto passare dai suoi 8 e 16 bit oltre seicentocinquanta videogiochi, e che forse deve ancora far parlare di sé.