Bruno Munari, designer di classe
Uno dei più grandi rappresentanti dell'arte italiana contemporanea.
Bruno Munari
Bruno Munari, detto il perfettissimo, è una delle figure di spicco dell'arte, del design e della grafica del XX secolo, ricercatore sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo nell'infanzia della creatività e della fantasia attraverso il gioco.
Vita da artista
Nasce a Milano nel 1907 e solo vent'anni dopo si avvicina al movimento futurista, prendendone parte ed esponendo le sue opere nelle loro mostre. Nel 1930 realizza il primo mobile della storia dell'arte e nel 1933 crea la serie delle macchine inutili: oggetti appesi in cui tutti i componenti sono in perfetto rapporto armonico per ciò che riguarda misure, persi e forme. Dal 1939 al 1945 viene assunto dalla casa editrice mondadori come grafico ed art director del magazine Tempo.
Nel frattempo si dilettava a scrivere libri per l'infanzia. Nel 1948 fonda, insieme ad altri, il MAC, Movimento dell'Arte Concreta, con il fine di coalizzare le istanze astrattiste in Italia. Inoltre prospetta una sintesi delle arti, in cui alla pittura tradizionale vengono affiancati nuovi strumenti di comunicazione per poter dimostrare agli industriali l'esistenza di una possibile relazione tra arte e tecnica. Negli anni '50 pubblica i Libri illeggibili, in cui la storia viene narrata unicamente attraverso le immagini. Effettua inoltre uno studio sulla luce e sul linguaggio che gli oggetti trasmettono. Nel 1959 crea I fossili del 2000, che dimostrano come la tecnologia moderna sia obsoleta. Nel 1965 progetta e installa a Tokio una fontana che produce 5 gocce in grado di cadere in modo casuale in punti prefissati, producendo dei suoni che vengono amplificati nella piazza. Negli anni '60 il suo studio si incentra sulle rappresentazioni seriali, sulle sperimentazioni cinematografiche che danno alla luce i film I colori della luce, Inox, Moir, sulle rappresentazioni visive con l'uso della fotocopiatrice. Tenendo sempre vivo il suo interesse per il mondo dell'infanzia, che gli ha fruttato due Compassi d'Oro (nel 1975 per la creazione della scimmia Zizì, un giocattolo di gomma, e nel 1979 per la creazione di un abitacolo per robots) presso la Pinacoteca di Brera, a Milano, crea il primo laboratorio artistico per bambini. Negli anni '80 e '90 realizza le sue opere in varie serie: le filipesi, i rotori, le costruzioni grafiche di nomi, le grandi strutture in acciaio attualmente esposte in varie città d'Italia, gli ideogrammi materici. Passa a miglior vita il 30 settembre del 1998, lasciando in eredità i testi L'arte come mestiere, del 1960 e Comunicazione visuale del 1968, in cui viene spiegato il suo pensiero sull'arte intesa come innovazione.