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Cola di Rienzo: biografia del personaggio storico

La figura storica e la vicenda politica di Cola di Rienzo, sono legate indissolubilmente allo stato di declino in cui si trovava Roma durante la cosiddetta "cattività avignonese".

Cenni biografici

Cola di Rienzo - ovvero Nicola Gabrini, figlio di Lorenzo - nacque a Roma nel 1313. Proveniva ufficialmente da un'umile famiglia: Il padre era un oste, mentre la madre, Maddalena, era una lavandaia.
In verità, Cola sostenne per tutta la vita d'essere il figlio illegittimo dell'imperatore Arrigo VII, giunto a Roma nel 1312 per essere incoronato. Arrigo VII, rifugiatosi nella locanda di Lorenzo Gabrini, avrebbe messo incinta sua moglie, che in punto di morte raccontò la vicenda al confessore.
Dal 1332 Cola s'immerse negli studi. Acquisì una vasta cultura, studiando con impegno materie giuridiche e letterarie. In particolare, approfondì con passione lo studio degli autori latini e dell'arte di Roma antica. Fu in quel periodo che sorse in lui la triste consapevolezza del contrasto tra la florida e gloriosa Roma del mondo antico e la città decadente della sua epoca, indebolita politicamente ed economicamente dallo spostamento della curia papale ad Avignone. Un pensiero questo che lo accomunava con Francesco Petrarca, grande ammiratore dell'antica Roma repubblicana.

L'esperienza politica

Lo spostamento della sede papale ad Avignone aveva causato una forte diminuzione dei pellegrinaggi a Roma, con conseguente impoverimento della città; inoltre, la lontananza del potere papale aveva comportato un accrescimento del potere nobiliare (in particolare dei Colonna e degli Orsini), con danni per il popolo e per le classi più umili.
Nel 1342, anno d'una ennesima rivolta antinobiliare a Roma, Cola di Rienzo si recò ad Avignone presso il pontefice Clemente VI, come mediatore tra le rivendicazioni popolari e il potere papale. Cola sperava in un ritorno del papato a Roma, che avrebbe piegato l'oligarchia aristocratica dominante nella città.
Ritornato a Roma, Cola svolse per volere papale la funzione di notaio della Camera Capitolina.
Nel 1347 riuscì a sollevare il popolo contro l'oligarchia nobiliare, impadronendosi del potere in qualità di "tribuno del popolo romano". Il 1º agosto di quell'anno convocò una grande assemblea di tutti i signori e di tutti i Comuni italiani.
Nonostante gli ideali politici e morali che avevano animato l'iniziativa di Cola, ben presto il suo potere si trasformò in dittatura. A causa della reazione dei nobili romani e del potere papale, Cola fuggì in Germania, presso l'imperatore Carlo IV. Questi però non lo sostenne e lo consegnò al papa Innocenzo VI. Inaspettatamente, Cola trovò sostegno nel pontefice, che lo inviò a Roma al seguito del cardinale Egidio di Albornoz per restaurare il potere papale nella città. Tale iniziativa politica si dimostrò disastrosa. Nel 1354 Cola venne ucciso da una rivolta popolare.

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