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Digital Divide: guida ai Wireless Internet Provider (WISP)

Questo articolo vuole portare l'attenzione del lettore su di un tema serissimo: il Digital Divide.

Preambolo

Al momento attuale i dati rilasciati dal Censis ci segnalano che la soglia "simbolica" del 50% della popolazione nazionale, per quanto riguarda l'accesso a Internet, è stata superata e si attesta su circa il 53%.
Questo è un numero che non solo ha valore simbolico ma estende la sua importanza nelle ricadute che porta, sia per quanto riguarda il modo di informarsi, sia per "peso" economico e relative potenzialità di crescita.
D'altra parte il risultato, anche se è incoraggiante, non va dimenticato che è comunque fra i valori più bassi in Europa.
Nella nostra nazione il "Digital Divide" è ancora forte e i segni di una decisa strategia per colmarlo mancano!
Per Digital Divide si intende il divario esistente tra chi può accedere effettivamente per dotazione di mezzi, infrastrutture e conoscenze alle tecnologie dell'informazione digitale e chi ne viene escluso.

Analisi minimale

Accantonando momentaneamente quanto riguarda la formazione delle competenze minime necessarie, per mancanza di adeguati piani di "Alfabetizzazione Informatica" concentriamo la nostra attenzione sulle strutture di connettività.
Nei fatti sono molte le località nazionali che sono tuttora prive di una connessione veloce sia tramite ADSL, sia tramite reti di telefonia mobile UMTS/HSPDA.
Bisogna riconoscere che la configurazione del nostro territorio a volte rende problematica l'installazione delle strutture ma è altrettanto vero che le scelte dei service providers (fornitori di connettività) sono improntate a scelte di ritorno economico che solo pietosamente e per essere "politically correct" possiamo definire "poco lungimiranti".
È netta la mancanza di coraggio negli investimenti sulle strutture e sullo sviluppo di tecnologie.
E ancora minore è il coraggio della "Politica" nel tracciare linee guida improntate allo sviluppo piuttosto che ad interessi lobbystici.
Anche tecnologie che potrebbero essere preziose sul nostro territorio, e pensiamo al WiMax e al suo utilizzo da parte degli ISP (Internet Service Providers) nel ruolo di WISP (Wireless Internet Service Provider), trovano assurdi ostacoli burocratici che lasciano di fatto molti comuni italiani in una condizione "pre-digitale".
E non è il solito "discorso da bar" dire che vorremmo che le direzioni marketing dei Service Providers impegnassero meno risorse in campagne pubblicitarie con costosi "testimonial" celebri e che ridimensionassero le auto-presentazioni "solo chiacchiere e distintivo" (citando un noto film) che si riducono a un "parlarsi addosso" fatto di espressioni altisonanti del tipo "l'offerta dei nostri virtual server" o "per soluzioni di E-commerce siamo il provider primario " che poco significano in assenza di strutture.

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