Interventi chirurgici e chemioterapici per la cura del cancro al seno
In Italia si registrano ogni anno 31000 nuovi casi di tumore al seno, il più diffuso tipo di cancro nella popolazione femminile. Nonostante ciò, la mortalità sembra diminuire grazie alla diagnosi precoce e alla introduzione di nuove terapie, tra l'altro meno invasive rispetto al passato.
Tumori al seno: come riconoscerli
Il cancro al seno è, nei suoi primi stadi, del tutto asintomatico perciò è importante sottoporsi ad esami regolari soprattutto dopo i 40 anni di età, ovvero quando il rischio di contrarre un tumore è statisticamente più alto. Cause del tumore certe non sono state ancora scoperte ma fattori rischio sono la menopausa tardiva, il menarca precoce (comparsa della prima mestruazione), l'obesità, la nulliparità (non avere figli), la familiarità. I tumori precoci invece possono avere una base genetica. Sintomi come la retrazione del capezzolo, perdite di sangue oppure comparsa di pelle a "buccia d'arancia" su di un seno possono invece essere sintomi di un tumore in uno stadio più avanzato e quindi richiedono un urgente ricorso ad una visita specialistica. La presenza di un nodulo al seno può essere rilevata con la palpazione (che può essere operata dalla donna stessa) mentre esami strumentali come la mammografia e la radiografia possono evidenziare noduli anche molto piccoli. L'importanza della diagnosi precoce è suggerita dal fatto che per tumori allo stadio iniziale (carcinoma in situ) la sopravvivenza è del 98% dei casi, mentre scema per tumori in stadi più avanzati.
Le terapie più usate
Il trattamento più diffuso è l'intervento chirurgico che può essere più o meno invasivo a seconda delle dimensioni del tumore. Interventi meno invasivi sono la tumorectomia (rimozione del nodulo e solo una piccola parte di tessuto sano) e la quadrantectomia (la rimozione di una porzione più ampia della mammella) ai quali si ricorre in caso di tumori di piccole o medie dimensioni. Per tumori di dimensioni maggiori si deve ricorrere alla mastectomia, ovvero la rimozione dell'intera mammella, la quale il più delle volte è seguita da un intervento di ricostruzione del seno. Insieme all'intervento si esegue il test del linfonodo sentinella, una tecnica che permette di verificare la presenza di cellule tumorali nel linfonodo più vicino al tumore. La positività al test induce il chirurgo a rimuovere i linfonodi dell'ascella (svuotamento ascellare) che comporta spiacevoli effetti indesiderati come il linfedema. L'intervento chirurgico è spesso seguito da radioterapia e chemioterapia per evitare il rischio di ricadute. I noduli rimossi durante l' intervento vengono analizzati e se mostrano recettori per gli estrogeni e per il progesterone verranno somministrati antiestrogeni come il Tamoxifene per evitare il rischio di ricadute. Se invece le analisi di laboratorio evidenziano la presenza del recettore Her2 viene proposto invece l'uso del Trastuzubam, un farmaco di ultima generazione.