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James Clifford, il famoso antropologo

James Clifford è uno storico e un insegante del Dipartimento di Storia e Coscienza dell’Università della California di Santa Cruz, che ha affrontato un interessante studio sulla disciplina dell’etnografia.

Biografia e pensiero

L’influenza di Clifford e di Hayen White, e in seguito degli altri docenti che ne fanno parte, ha fatto del Dipartimento di Storia e Coscienza un centro intellettuale di grande innovazione nel settore sociologico per quanto riguarda i metodi scolastici interdisciplinari sia negli Stati Uniti che all’estero. Clifford è stato presidente del dipartimento di Storia e Coscienza dal 2004 al 2007. Clifford catapulta lo studio dell’antropologia in una fase decostruzionista in cui l’oggetto di studio dell’antropologia non è più la cultura ma l’antropologo e nel suo modo di descrivere uomini, fatti e vicende politiche, sociali, ecc.
Ne consegue che l’interesse per Clifford sta nella fase di studio del modo in cui i testi vengono realizzati da parte dell’antropologo, e dei fattori che intervengono nella costruzione degli stessi. Secondo Clifford, i fattori influenti sono: la storia, la politica, il genere letterario, le istituzioni, le convenzioni espressive e il contesto.
L’influenza di questi elementi, secondo Clifford, determina la realizzazione di testi che egli definisce finzioni etnografiche, nel senso che l’etnografia nasce da un processo complesso di esclusione e di selezione delle informazioni, un procedimento, questo, del tutto inevitabile.
Dal momento che la cultura è legata alla modernità, parlando di cultura non si può non parlare di postmodernismo, in considerazione degli scenari prossimi. Secondo Clifford, il concetto di Cultura (inteso come il mezzo per la narrazione) non è più oggetto di esperienza diretta ma esclusivo frutto e artificio dell’antropologo che è inevitabilmente influenzato dagli elementi di cui sopra (storia, politica, genere letterario, etc..).
Se in parte l’opera di Clifford ha messo in evidenza quelli che si possono definire in un certo senso come aspetti negativi, propone dall’altro lato l’unica soluzione a un etnografia basata essenzialmente sul punto di vista dell’io narrante: cioè che il testo sia prodotto non soltanto dall’antropologo ma anche dall’oggetto di studio, anche se appare chiaro come questo non sia sempre possibile e, in ogni caso, anche il punto di vista dell’oggetto è inevitabilmente influenzato da fatto sociologici.

Pubblicazioni

- Person and Myth: Maurice Leenhardt in the Melasian World
- Writing Culture: the Poetics and Politics of Ethnography
- The Predicament of Culture: Twenthieth Century Ethnografy
- Traveling Theories, Traveling Theorists
- Routes: Travel and Translation in the Late Twentieth Century
- On the Edges of Anthropology

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