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La Notte, il capolavoro di Elie Wiesel

Tradotto in più di trenta lingue, La Notte è il capolavoro autobiografico di Elie Wiesel, sopravvissuto alla persecuzione nazista e all’orribile esperienza del campo di concentramento.

L'autore

Premio Nobel per la pace nel 1986 e, oggi, assiduamente impegnato nella tutela dei diritti dell’Uomo, Elie Wiesel ha raccontato attraverso le sue opere l’Olocausto. Nato in una famiglia ebrea di Sighet, nell’attuale Romania, viene deportato, quindicenne, ad Auschwitz nel 1943; al campo di concentramento sopravvivono soltanto lui e due delle sue sorelle: la più piccola e la madre vengono uccise subito, mentre il padre, dopo un successivo trasferimento a Buchenwald, muore davanti ai suoi occhi poco prima della liberazione da parte degli Alleati. Nel dopoguerra Wiesel studia a Parigi dove si forma e diventa un giornalista, dall’incontro con François Mauriac nasce l’idea di una messa in opera della sua esperienza. I suoi rapporti con le alte cariche degli Stati Uniti, dove ancora oggi risiede, iniziano nel 1978, in seguito alla nomina presidenziale di capo della commissione per l’Olocausto da parte di Jimmy Carter.

L'opera

La Notte è pubblicato da Wiesel in Francia nel 1958, di due anni più tardi è l’edizione statunitense. È tradotto in Italia per i tipi di Giuntina, casa editrice fondata nel 1980 da Daniel Vogelmann. Wiesel descrive la fame, la disperazione e la morte. Morte non soltanto dei corpi, ma di ogni speranza di fuggire a un destino segnato: ciò iscrive il testo in quel filone di letteratura nel quale si trovano moltissimi autori, da Primo Levi a Boris Pahor, per citarne solo due. Testimone di un male assoluto, Wiesel parla di un dolore anch’esso assoluto, separato, non del tutto compatibile per chi ne ascolta la narrazione, nella misura in cui la via di fuga all’interlocutore è sempre concessa. Eppure i deportati non ne ebbero alcuna. Le polemiche alle quali puntualmente si assiste in ricorrenza del Giorno della Memoria ne sono, forse, un sintomo, pericoloso se varco alla negazione di un evento che ha segnato generazioni intere. Le parole e il ricordo, dunque, sono necessari a evitare che accada di nuovo, ad altri popoli e in epoche nuove. “Mi ricordo: è successo ieri o, forse da un’eternità. Un giovane ebreo ha scoperto il Regno della Notte (…) Mi ricordo che ha chiesto a suo padre: 'Può essere vero? Questo è il ventesimo secolo non il Medioevo. Chi permetterebbe crimini del genere? Come potrebbe il mondo rimanere in silenzio?' (…) Laddove uomini e donne sono perseguitati per la razza, la religione o le opinioni politiche, quel posto deve diventare – all’istante – il centro dell’universo” [Elie Wiesel, discorso alla cerimonia di conferimento del Premio Nobel per la Pace, Oslo, 1986].

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