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La città incantata di Hayao Miyazaki in DVD: trama e curiosità

“…Haku, mi sono appena ricordata una cosa […] Quand'ero piccola m'è caduta una scarpa nel fiume. Per riprenderla sono caduta dentro anch'io. Pensavo che sarei annegata, ma l'acqua mi ha riportata a riva….” Così narra Chichiro ricordandoci come la natura possa evocare forze e sentimenti immensi: “…l'acqua mi ha riportata a riva…”

La vicenda

La piccola protagonista, Chichiro, sta traslocando con i propri genitori. Durante il viaggio, oltre passato un tunnel, si ritrovano in uno strano villaggio dove, comunque decidono di fermarsi. Il villaggio altro non è che un centro termale per gli spiriti, governato dalla strega Yubaba. I genitori della piccola verranno trasformati in maiali e Chichiro, seppur aiutata da un ragazzo – drago, Haku, dovrà trovare come sopravvivere e liberare i propri cari dall’incantesimo.

Stile e raffinata nobiltà

Nel complesso mondo popolato di esseri fantastici, Chichiro, affidando la propria sorte e quella dei suoi cari all’istinto e all’innato senso di compassione e di giustizia tipico degli ideali fanciulleschi, compie il proprio cammino verso la consapevolezza che, nel finale, si scopre essere la maturità. Il linguaggio del disegno animato, grazie alla raffinata nobiltà di Hayao Miyazaki, penetra la diversità tra oriente e occidente, arrivando a coniugare, attraverso l’impianto grafico e le allusive metafore, antichi spiriti e credenze shintoiste con le tradizioni occidentali. Così la trasformazione dei genitori in porci, si rivela allegoria della punizione dantesca e metafora dell’incontro con una nuova omerica maga Circe, così come la presenza di Haku, metà uomo e metà drago, diviene elaborazione complessa di una tradizione comune alle culture orientale e nord-occidentale (finnica ed anglosassone). La strega stessa, privando Chichiro del suo nome, sembra volerla privare dell’unica identità che le apparteneva, lasciando così che persegua quel cammino complesso che la porterà ad identificarsi in un essere nuovo, compiendo quel miracolo della crescita che, per tradizione, è un “kami” ovvero uno dei più potenti spiriti shintoisti. Nella vicenda convergono tutti gli elementi ancestrali di questa filosofia che evoca la natura tutta, per guidare, anche attraverso la paura, Chichiro nel suo cammino verso il futuro. Una natura ed un ambiente che raccoglie la bizzarrìa di Alice, l’estrosità del Mago di Oz, lo stretto rapporto con la terra de “La storia infinita”, in una scenografia dove le tinte acquerellate dell’oriente provocano un senso di profondità, di immediata percezione e di compiutezza. La natura cura se stessa, una natura dove il male è complementare al bene, dove la paura è sorella del coraggio, dove l’orrore è fratello dello splendore, in quell’alternanza di opposti dal cui continuo confronto si evolve la vita. Un capolavoro che ci ha aperto le porte ad altri lavori del maestro come “Il mio vicino Totoro” e “Ponyo sulla scogliera”.

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