L'opera di Giuseppe Verdi, un excursus
Dal Nabucco alla "trilogia popolare", agli ultimi capolavori. Ecco un excursus sulla lunga carriera del compositore italiano più celebre nel mondo.
Le origini "contadine" e le prime opere
Protagonista di quasi due terzi del secolo Ottocento, Giuseppe Verdi (1813-1901) ha creato intorno a sé il mito dell'artista dalle origini contadine che esprimeva in maniera autentica lo spirito popolare italiano. In realtà proveniva da una famiglia commercianti, comunque di estrazione sociale bassa. Si formò nel piccolo centro di Busseto, nel parmense, dove riuscì a studiare e a conoscere le più importanti opere in voga; un'impronta decisiva la lasciò il Don Giovanni di Mozart. La sua formazione musicale fu quindi anomala, fatta più di esperienza pratica che di studio accademico.
La sua prima opera è l'Oberto (Milano, 1839), grazie alla quale fu notato da un impresario che lo impegnò in un contratto. Il primo capolavoro verdiano del primo periodo milanese è quindi il Nabucco del 1842, un vero e proprio trampolino di lancio per una carriera maestosa. Del 1847 è invece la shakespeariana opera del Macbeth. Intanto il nome di Verdi comincia a circolare all'estero. A Londra e a Parigi saranno presentate due opere: I Masnadieri e Jérusalem.
I moti rivoluzionari del '48 e la "trilogia popolare"
Gli avvenimenti rivoluzionari del 1848 portarono Verdi a frequentare i salotti aristocratici milanesi. L'iniziale disiniteresse "politico" si trasforma quindi in piena adesione alle idee repubblicane di Mazzini per il quale comporrà un inno. Esauritasi l'onda rivoluzionaria, si ritira nella "rurale" Busseto, lontano dalla mondanità. Il periodo 1848-1853 fu tra i migliori sotto l'aspetto creativo e artistico. Vengono alla luce tre capolavori che formano la cosiddetta "trilogia popolare": il Rigoletto (Venezia, 1851), Il Trovatore (Roma, 1853) e La Traviata (Venezia, 1853). Con questa trilogia, Verdi arriva all'apice della sua maturità e celebrità.
Le vicende politiche interrompono le attività compositive. Sarà chiamato da Cavour a far parte del primo Parlamento del Regno d'Italia.
Verdi dopo l'Unità d'Italia: l'Aida
Con la seconda metà dell'Ottocento vi è un mutamento nei gusti del pubblico aristocratico che culminerà con la nascita dello stile verista. Dopo Un ballo in maschera (Roma, 1859), la produzione di Verdi si contrasse. In dieci anni vedranno la luce solamente tre opere presentate tutte all'estero: La forza del destino (San Pietroburgo, 1862), Don Carlos (Parigi, 1867) e il capolavoro Aida (El Cairo, 1871). Dopo l'Aida ci sarà un lungo periodo di stasi intervallato solo dal Requiem per Manzoni (1874) col quale si impose come "autore serio" oltre che drammatico.
In seguito comporrà due opere shakespeariane: l'Otello e Falstaff presentate a Milano rispettivamente nel 1887 e 1893. Con quest'ultima opera, Verdi colmò la mancanza di un'opera comica nel repertorio. Negli ultimi anni si rivolgerà nuovamente alla musica sacra con Quattro pezzi sacri (incompleto), Te deum e Stabat Mater.