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Tutti giù per terra, recensione sul film

“Leggevo, pensavo, fantasticavo, ero il padrone del mondo”

Trama

Walter Verra, interpretato da Valerio Mastandrea, è uno svogliato studente universitario, frequenta la facoltà di filosofia con scarso impegno, senza aspirazioni, a parte il fantasioso desiderio di trovare un impiego di prestigio che sia adeguato alle sue capacità.
Vergine un po’ per scelta e un po’ per pigrizia, resiste alle insistenti avance della bella, ricca e disinibita compagna di università.
Incompreso dalla famiglia, da una madre assente e silenziosa e da un padre operaio e comunista che cerca di fargli abbandonare i suoi vacui e astratti ideali, per riportarlo con i piedi per terra, nel mondo reale, e non in quello utopico in cui ogni tanto il protagonista si perde a fantasticare, sospinto dalla sua immaginazione.
L’unica in grado di capirlo e sostenerlo sembra essere la zia, ma la sua improvvisa morte costringerà Walter a fare a meno dei suoi preziosi consigli.

Analisi dell'errare incerto di Walter

Walter è un ventiduenne alla ricerca della sua identità, che vaga senza meta tra le strade di Torino, indifferente alla vita e alle sue gioie.
È un giovane apatico, introverso, allo stesso tempo romantico e cinico, che basa la fragilità e la precarietà della sua esistenza totalmente sull’abulia, ovvero sulla totale mancanza di volontà.
Nessuna attività sembra attirarlo e interessarlo particolarmente, se si esclude la passione per la letteratura, in cui sembra rintanarsi e confinarsi per sfuggire alla pressione e alle pretese del mondo circostante.
Nei libri infatti, come viene espresso dal protagonista, tutto appare chiaro, definito, preciso, mentre la vita reale è confusionaria, indefinita, indecifrabile.
La dottrina filosofica che sembra guidarlo e a cui sembra ispirarsi è il nichilismo, dominato dall’assoluta indeterminazione, indecisione e vaghezza che caratterizza la sua vita. Sembra bloccato in un limbo da cui non si vuole decidere a uscirne, ma in cui è imprigionato per suo stesso volere, non volendo accedere al mondo adulto che lo reclama, ma a cui lui non sente ancora, o forse non vuole sentirsi, di appartenere. Non si integra nella società, ma ne rimane distaccato, estraniato, alienato.
Si sente disorientato e allo sbando, a causa della constatazione della degradazione della realtà, così lontana e distante dai suoi ideali. Agisce per inerzia, trasportato dal flusso di eventi, trovandosi a fare da obiettore di coscienza presso un centro di assistenza per gli extracomunitari, per evitare il servizio militare. Proprio quando sembra essersi rassegnato a un’esistenza anonima, priva di colore e insapore, dominata dalla totale apatia, Walter sembra trovare il suo posto nel mondo e integrarsi nella società.
Correda Tutti giù per terra la regia frenetica di Davide Ferrario, accompagnata dalla perfetta colonna sonora dei C.S.I. che scandisce il ritmo della vicenda.

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