Andy Warhol: biografia e produzione artistica
La vita, la cultura, il cinema e le arti visionarie dell'inventore della Pop Art.
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La vita
Andy Warhol - nome d'arte di Andrew Warhola - nasce a Pittsburgh il 6 agosto 1928 da due immigrati slovacchi. Svolge i suoi studi di formazione al Carnegie Institute of Technology, dove dà subito prova del suo grande talento artistico. Terminati gli studi, si trasferisce a New York, dove ha l'opportunità di lavorare come grafico pubblicitario presso alcune delle più famose riviste dell'epoca: Vogue, Harper's Bazar e Glamour. Si diletta anche come vetrinista, realizzando le prime pubblicità per il calzaturificio I. Miller.
Negli anni cinquanta realizza le sue prime esposizioni alla Hugo Gallery di New York e compie alcuni viaggi tra Europa ed Asia.
È però negli anni sessanta che getta i germogli di quella che passerà alla storia come Pop Art: realizza infatti i primi lavori in cui compaiono eroi dei fumetti e famosi brand della pubblicità. Nel 1962 utilizza la tecnica di stampa impiegata nella serigrafia per distorcere il senso di immagini comuni, donando loro un nuovo significato, carico di inaspettato senso artistico: sono un esempio i Car Crash e la Electic Chair. Nel 1963 fonda la "factory" e comincia a dedicarsi al cinema. Nel 1969 realizza il suo primo libro, "La filosofia di Andy Warhol (Dalla A alla B e ritorno). Dedica parte degli anni ottanta alle produzioni televisive. Muore il 22 febbraio 1987 durante un banale intervento chirurgico alla cistifellea, epilogo assurdo di una "vita inimitabile".
Le opere
La "Andy Warhol Pop Art" ha spaziato dalla scultura alla pittura, dal cinema alla musica, entrando a far parte della modernità e generando uno stile che ancora oggi ha la sua attualità. Basta ricordare la serie delle scatolette di zuppa Campbell, le bottigliette di Coca Cola, la serie dei ritratti di Marilyn Monroe ed Elvis Presley, gli assurdi 35 minuti di "Blow Job" (inquadratura fissa sul volto di un uomo che sta avendo un rapporto orale) e le estremizzazioni al limite del parodistico-horror di film come "Il mostro è in tavola... Barone Frankenstein" e "Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete". Un'arte dissacratoria, la sua, che si riflette tutta in opere come "The Last Supper", una revisione in chiave Pop Art de L'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci. Un genio che, forse inconsapevolmente, ha scoperchiato il calderone della cultura del ventesimo secolo, fatta principalmente di immagini distorte ed esaltazione del senso disturbante delle cose.