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Come costruire un alimentatore?

Costruire un alimentatore, nel novero delle realizzazioni elettroniche è forse una delle operazioni meno complicate, sempre che si abbia un minimo di confidenza col bricolage elettronico.

Costruire un alimentatore, consigli e raccomandazioni

Parliamo fondamentalmente di un alimentatore stabilizzato, con tanto di progetto. Prendiamo in considerazione lo schema elettrico dell’alimentatore: ne esistono una quantità infinita in rete.
Si raccomanda di fare molta attenzione perché, sia che si tratti di alimentatori classici (con trasformatore) o di alimentatori switching (con toroide, quelli usati fondamentalmente per i computer), si opera sempre con la tensione di rete – solitamente 220 volt –, che è pericolosa.
La tensione va ridotta e trasformata nei 12 volt o nelle altre tensioni che si desiderano. Da una corrente alternata, più o meno elevata, bisogna giungere a una corrente continua e filtrata tramite appositi componenti. Componenti:
1. trasformatore o toroide;
2. ponte di diodi;
3.condensatori di filtro.
Se vogliamo delle tensioni stabilizzate, servono transistor oppure appositi circuiti integrati che fungano da stabilizzatori.
Ovviamente, maggiore è la potenza in gioco, in termini di watt espressi, più grandi e robusti dovranno essere i componenti stessi. È bene realizzare l’alimentatore in un apposito involucro metallico. All’interno sarà inserita la scheda vera e propria con i componenti saldati, possibilmente “a mestiere”, e cioè con saldature a stagno che consentano una buona fusione fra componente elettronico e pista di rame della scheda.
Normalmente nel circuito stesso è previsto un sistema di protezione contro le sovratensioni o il surriscaldamento, tale da bloccare l’erogazione della corrente in questi casi estremi. Tuttavia, è bene inserire in ogni caso un fusibile di protezione all’entrata del circuito stesso, per avere una sicurezza ancora maggiore. Così come è opportuno, specialmente se si tratta di un alimentatore da laboratorio a tensione variabile, prevedere uno strumento che misuri la tensione e/o l’amperaggio erogato.
Una volta realizzato il circuito, sistemati i componenti sulla scheda e assemblato il tutto nell’apposito contenitore di metallo, si procederà a fare una verifica dell’esatta sistemazione dei componenti e, in particolar modo, dell’esatto verso dei fili del trasformatore. Attenzione a non confondere i fili dei 220 volt con quelli della bassa tensione! Altrettanta attenzione va posta a non confondere i piedini dei transistor o dei circuiti integrati presenti, così come all’esatto verso (il più (+) e il meno (-) dei condensatori elettrolitici). Fatto tutto questo, provate a dare tensione (220 volt) con l’apposito interruttore. Se sullo strumento, apparirà la giusta tensione di uscita, con tutta probabilità la realizzazione è ok; in caso contrario, fate subito una verifica dei componenti.

Raccomandazioni

Se sentite qualche sfrigolio sospetto o, peggio ancora, puzza di bruciato, spegnete subito il tutto! Qualcosa non è stato montato bene e allora, santa pazienza e ricominciate.

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