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Jaguar XJC: versioni e specifiche tecniche

Un fascino sempre attuale quello del Giaguaro.

L'inconfondibile classe fuori dal tempo di una Jaguar.

La Jaguar XJC apparve sui listini nel lontano 1974, come versione coupé a 2 porte della classica serie XJ, che debuttò al Salone dell'Automobile di Parigi del 1968, ultima vettura prodotta sotto la direzione del fondatore sir William Lyons, dopo il passaggio del marchio alla nuova proprietà della British Motor Corporation.
La seconda serie del modello, alla quale bisogna ricondurre la XJC, venne invece presentata al Salone di Francoforte del 1973, in un'ottica volta a ridurre consumi ed emissioni data l'imminente crisi energetica successiva alla complessa situazione dei territori mediorientali.
Era caratterizzata dal padiglione abbassato rispetto alla vettura di derivazione, assenza di montanti centrali e cornici dei finestrini e pianale a passo accorciato. Il modello, seppure dotato di un indubbio fascino, acuito anche dalle tendenze automobilistiche presenti nei telefilm americani dell'epoca, che davano largo spazio alle coupé a passo lungo, restò nei listini per soli tre anni, fino al 1977. Nonostante le vendite fossero state tutto sommato soddisfacenti, ci si rese ben presto conto di numerosi problemi tecnici, tra i quali vi erano fastidiose infiltrazioni di aria e acqua nell'abitacolo.
Una vera chicca per intenditori era, invece, il rivestimento in vinile del tetto nella parte posteriore della vettura.
Inoltre la versione a 2 porte, invece che svecchiare lo stile della classica berlina della casa del Giaguaro, ne aveva probabilmente acuito l'aspetto vintage, portando, sul declinare degli anni '70, l'irrinunciabile necessità di svecchiare profondamente il prodotto, per ovviare alla feroce concorrenza nel settore di marchi quali la Mercedes e la Bmw.

Motorizzazioni e specifiche tecniche.

Tutte le versioni prodotte avevano il servosterzo di serie, dettaglio tecnico non indifferente all'epoca d'ingresso nei listini. Le Jaguar XJC montavano un motore 4.2 6 cilindri da 167 cv, assai depotenziato rispetto alla prima versione della vettura e un V12 da 5.3 litri da 272 cv, alimentato ad iniezione elettronica Lucas, uno dei sistemi più innovativi ed efficaci del panorama motoristico dell'epoca. Su strada, il comportamento della 4.2 litri può essere paragonato a quello di un moderno 2 litri, mentre le prestazioni della 5.3 sono da vera supercar, grazie anche ad un'ottima trasmissione automatica di diretta derivazione delle auto impegnate nei campionati sportivi della casa del Giaguaro.
Non bisogna certo tenere conto dei consumi, elevatissimi come tutte le auto di lusso precedenti agli anni '90. Infatti due serbatoi delle vetture, contenenti circa 91 litri, consentono un'autonomia di circa 500 km per la 4.2, che scendono drasticamente a meno di 400 per la versione 5.3.

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