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Tommaso Campanella: opere e pensiero filosofico

Tommaso Campanella è stato il più grande filosofo rinascimentale insieme a Giordano Bruno.

Un grande filosofo

Tommaso Campanella è stato uno dei maggiori filosofi italiani di tutti i tempi.
Nato a Stilo, in Calabria, il 5 settembre del 1568, da una famiglia poverissima, entrò nell’ordine del Domenicani per poter seguire corsi regolari e sfuggire a un destino che sembrava spingerlo irrimediabilmente verso la miseria. Entrato a Placanica, prese i voti a quindici anni a San Giorgio Morgeto. I suoi studi, lo portarono prima a Nicastro e poi a Cosenza, dove cominciò a studiare teologia.

Le sue opere

La sua natura inquieta lo portò però ben presto in rotta di collisione con il dogmatismo religioso. Fu in particolare l’influenza di Telesio a spalancargli un nuovo mondo, caratterizzato dall'osservazione della natura senza preconcetti. La sua voglia di indipendenza culturale, naturalmente, non passò inosservata in un mondo chiuso come quello religioso e Campanella fu trasferito ad Altomonte, in un piccolo convento ove elaborò la sua prima opera, “Philosophia sensibus demonstrata”, risposta a un libro di Jacopo Antonio Marta, che aveva attaccato Telesio. Pubblicato nel 1591, ribadiva l’adesione di Campanella al naturalismo dell’amato maestro, inscrivendolo però in un quadro divino nel quale le leggi della natura non erano più autonome, ma risultato dell’azione di Dio, dalla quale deriva anche l’ordine regolatore universale.
La sua statura intellettuale, spinse i marchesi del Tufo a dargli ospitalità a Napoli, ove elaborò la sua seconda opera, “De senso rerum et magia”, che fu oggetto di varie peripezie, tra le quali il sequestro da parte del Sant’Uffizio, tanto da essere pubblicato a Francoforte solo nel 1620, pur essendo stato terminato anni prima.
Ormai, era diventato troppo scomodo per la Chiesa: accusato di cospirare contro il governo spagnolo, fu richiuso in carcere per ben 27 anni, uscendone solo nel 1626 per riparare in Francia, dove ricevette aiuto da Richelieu, per poi spegnersi a Napoli, nel 1639.
La sua opera più importante, quella che ne fa il più grande filosofo del Rinascimento, insieme a Giordano Bruno, è “La città del sole” che, muovendo da Telesio, costruì un sistema filosofico organico e compiuto nel quale l’anima non è materiale, ma spirituale e forma di autocoscienza. Con questa intuizione, Campanella poneva le basi della filosofia moderna, anticipando Cartesio e Kant. Ma la parte più "pericolosa" del suo pensiero era quella che prefigurava uno Stato a carattere naturalistico che doveva tendere al benessere terreno dei cittadini e nel quale non sarebbe stata professata la religione cattolica, ma quella naturale, cioè quella che è nel fondo di ogni coscienza umana. Inoltre, sarebbero state abolite la famiglia e la proprietà privata. Come dubitare della sua pericolosità per le istituzioni religiose e politiche?

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