I migliori film italiani del Neorealismo
La corrente culturale neorealista ha segnato indiscutibilmente la storia del cinema italiano. Non fu certo un successo in termini di incassi, in quanto i film neorealisti risultarono inizialmente più apprezzati all'estero che in Italia. Rappresentarono, però, una forte rottura con il cinema dei "telefoni bianchi" e con i film di propaganda fascista.
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Le caratteristiche del neorealismo
Il movimento cinematografico neorealista nacque in Italia durante la seconda guerra mondiale. Negli anni del regime fascista si era dato molto spazio al cinema attraverso la promozione di film che non riflettessero i reali problemi del nostro paese. La svolta avvenne nel corso della guerra, quando un gruppo di giovani sceneggiatori, che collaboravano alla rivista "Cinema", proposero nuove idee ispirate, in particolare, al realismo francese e alle tecniche cinematografiche russe.
Nei film neorealisti viene messa in evidenza la realtà politica e sociale italiana, in un momento di forti sconvolgimenti. Vengono raccontate storie ispirate ad eventi reali e spaccati di vita quotidiana, sempre rappresentati in modo molto critico. Gli attori spesso non sono professionisti e le riprese sono girate in esterni.
I principali esponenti del cinema neorealista sono Luchino Visconti, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Cesare Zavattini, Giuseppe De Santis, Pietro Germi, Alberto Lattuada, Renato Castellani, Luigi Zampa; nel decennio successivo si aggiunsero Francesco Maselli, Carlo Lizzani, Federico Fellini.
I capolavori del cinema neorealista
Il film associato alla nascita del movimento neorealista è Ossessione (1943) di Luchino Visconti. Liberamente tratto dal romanzo di James Cain Il postino suona sempre due volte, narra la tormentata storia d'amore tra Gino (Massimo Girotti) e Giovanna (Clara Calamai).
Il manifesto indiscusso del cinema neorealista è però Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini. Il film intreccia le vicende di gente comune durante l'occupazione tedesca (stupende le interpretazioni di Anna Magnani e Aldo Fabrizi). L'anno successivo Rossellini dirige il film Paisà (1946), girato prevalentemente con attori non professionisti. Viene narrata, in 6 episodi, l'avanzata delle truppe alleate dalla Sicilia al Nord Italia, mostrando con occhio critico gli sconvolgimenti dovuti alla guerra.
Sempre nel 1946 esce Sciuscià di Vittorio de Sica: la storia di due piccoli lustrascarpe romani casualmente coinvolti in un furto. Il film vinse l'Oscar come miglior film straniero nel 1948. Sempre di De Sica è Ladri di biciclette del 1948, la storia di un attacchino romano alle prese con la ricerca della bicicletta che gli hanno rubato; un dramma che unisce padre e figlio e che simboleggia l'unità della famiglia di fronte alle difficoltà del periodo del dopoguerra.
Negli anni Cinquanta il neorealismo conobbe una fase di regressione, il cosiddetto neorealismo rosa, che portò all'impiego di temi meno drammatici.