Il mestiere delle armi, recensione e scheda del film
La poetica storiografica di Ermanno Olmi
Scheda
"Il Mestiere delle Armi" è un film diretto da Ermanno Olmi nel 2001, con Hristo Jivkov come protagonista.
Girato in Bulgaria, rievoca la storia di Giovanni de' Medici o dalle Bande Nere (Jivkov), capitano di ventura e strenuo protettore di papa Clemente VII contro la discesa dei lanzichenecchi dell'imperatore Carlo V, guidati da Georg Von Frundsberg. Non potendo attaccare direttamente le truppe imperiali a causa della scarsità di uomini, Giovanni opta per attacchi veloci ai loro rifornimenti, allo scopo di ritardarne la discesa. Ma le trame del Gonzaga, Marchese di Mantova, e di Alfonso I, Duca di Ferrara, intenzionati entrambi a stringere accordi con l'imperatore, conducono Giovanni alla sconfitta e alla morte. Prima gli viene impedito il passaggio per i territori del Gonzaga, successivamente viene gravemente ferito dai falconetti donati ai lanzichenecchi da Alfonso; i dottori gli amputano la gamba, ma è tutto inutile.
Fu presentato al festival di Cannes, dove non gli fu riconosciuto alcun premio. In Italia, al contrario, fu il protagonista assoluto dell'edizione dei David di Donatello (ben 9 statuette) e al festival di Taormina.
Recensione
Il Mestiere delle Armi è un film in cui rigore tecnico e bellezza formale si sposano con un racconto dai contenuti profondi e intrisi di verità. La guerra non è raccontata né con fiumi di sangue, né con retorica o eroismo, e i personaggi conservano un alone di autenticità storica, pur se con i toni dell'affresco, complice anche la consapevole scelta di Olmi di non interpretarli da un punto di vista contemporaneo, ma di scegliere un approccio filologico.
Al centro dell'opera, l'avvicinamento alla morte di un uomo educato alla guerra, forgiato dal senso dell'onore e dell'integrità, pedina sacrificabile di un sapiente gioco di potere meschino e ipocrita, che con una mano accarezza mentre con l'altra nasconde il pugnale.
Assolutamente fondamentale è anche l'aspetto legato al ruolo delle nuove armi da combattimento: i falconetti che segnano la morte di Giovanni dalle Bande Nere, non solo segnano l'inizio di una nuova era per le guerre del mondo, ma anche la disumanizzazione dei conflitti, prima basati sulle abilità strategiche, sulle qualità individuali e sul retaggio delle antiche regole della cavalleria. Le guerre, da quel momento in avanti, dipenderanno esclusivamente dalla capacità d'acquisto dei nuovi strumenti di morte.
Più in generale, si tratta della fine dello status quo rappresentato dal potere papale (difeso da Giovanni), la fine dell'idea di Impero Sacro e l'avvento dello Stato Moderno e del concetto di Nazione.
I campanilismi, le lotte intestine, le alleanze segrete che, da sempre, contraddistinguono il sistema di potere italiano, trovano una degna rappresentazione. Straordinaria la fotografia del figlio di regista, Fabio.