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Le ragazze del Coyote Ugly DVD: recensione e trama

Con una colonna sonora che porta anche le firme di Lenny Kravitz, Billy Idol e Diane Warren, il film "Le ragazze del Coyote Ugly" (oggi su DVD), tra l’altro ambientato “Al Coyote Ugly”, uno dei più famosi locali di Manhattan, si presenta come una storiella pulita, semplice, senza torbide implicazioni.

Trama

Violet arriva dal New Jersey con l’idea di sfondare come autrice di canzoni. Ciò inevitabilmente metterà a repentaglio i rapporti sia con il padre che con il fidanzato i quali tuttavia, soccomberanno di fronte alla grinta e al successo.
Il locale, le ragazze del Coyote e i frequentatori alludono a un ambiente forse anche troppo “lindo”, ma tanta disincantata esternazione di puro intrattenimento permette di concentrarsi sulle fatiche, che comunque, un giovane affronta gettandosi decisamente allo sbaraglio, affrontando un pubblico, per quanto implicitamente amico, e conquistando così le proprie sicurezze.

La commedia

Sembra una commedia tutta scontata e ben preparata affinché il finale non possa che essere lieto. Difficoltà iniziali, qualche contrattempo, qualche passeggera delusione e poi il gran galà. In realtà non è solo questo. Pur senza affondare in meandri psicologici e pedagogici il film comunque propone alcune tematiche inerenti quel momento delicato in cui un giovane, fuori dal proprio ambiente, fuori dalla famiglia, affronta il mondo. Certamente è un incontro molto sfumato e calmierato da un'affollatissima platea di buoni e dall’assoluta mancanza di cattivi, ma é esame e un esame in ogni caso fa paura, tanta. Il regista tuttavia decide di mantenersi su un livello di intrattenimento e, non a caso, tutta la colonna sonora più che gli attori, contribuisce a questo ruolo, primo fra tutto il brano “Can't Fight the Moonlight”, oltre a "All She Wants To Do Is Dance", “Rebel Yell”, “Fly Away”, oltre ad altri, tutti grandi successi.
Anche se nel film le ragazze sembrano fare l’occhiolino all’ormai vecchio “Cocktail” di un Tom Cruise datato 1988, per certe performance da barman acrobatici, il ritmo che ne consegue, tiene su una storia scarsa di grandi tensioni, riuscendo a caricarla positivamente fino alla fine, dando il giusto tempo per godersela in relax. Un film passato inosservato davanti al gotha della critica che, quando si è espressa, non lo ha certo fatto benevolmente, dimenticando che, forse, un film per essere fresco e godibile, non ha necessariamente bisogno di essere un’opera d’arte né di scavare indelebilmente nelle profondità dell’animo umano. Anzi. Probabilmente la scommessa di oggi è proprio quella di riuscire a rivalutare l’anonimato della normalità, quella condizione che sembra non destare più alcun interesse in chicchessia, come se non essere fenomeni tali da scuotere i sociologi o da indurre al sensazionalismo, significhi non esistere.

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