M. Night Shyamalan: biografia e filmografia dell'attore e regista
Da molti detto l’uomo delle favole per i suoi film che con i “finali a sorpresa” si assimilano all’architettura della fiaba, da anni cerca di ritrovare quel giusto mix tra realtà e sogno che aveva intuito e centrato agli esordi, perdendone poi invece il ritmo e l'equilibrio.
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Cenni biografici
Nato in India anche se subito trasferitosi con la famiglia negli Stati Uniti, Manoj Shyamalan, frequenta l’Episcopal Academy di Merion, per poi laurearsi alla Tisch School of Arts nel 1992. Da allora adotterà il secondo nome di Night. Nel 1993 si sposa con Bhavna Vaswani, psicologa indiana, eleggendo domicilio a Wayne (Pennsylvania). Avrà due figlie. La sua attività artistica di fatto inizia con l’ultimo anno di corso universitario durante il quale realizza un film, “Praying with Anger” dove è anche interprete, nel quale narra di un giovane che torna in India per salutare il nonno oramai vicino a morire, con tutti i conflitti derivanti dal sentirsi oramai straniero nella propria terra. Il film verrà considerato dall'American Film Institute di Los Angeles, film dell’anno. Sarà tuttavia nel 1998 che con “Ad occhi aperti” farà il suo esordio sul mercato cinematografico come regista, narrando di un giovane che, perduto il nonno, inizia un percorso di riflessione in senso religioso, dove non mancherà quello che diventerà poi il suo marchio: il finale a sorpresa.
Filmografia
“Twist ending”, ovvero finale a effetto, è quello su cui tutti i film di Night Shyamalan si basano, così come il genere, una sorta di via di mezzo tra il thriller fantastico e la favola soprannaturale. Ingredienti che ogni volta fanno sì che l’equilibrio tra il sogno e la realtà resti appeso fino all’attimo della rivelazione finale. I percorsi seguiti vedono sempre un protagonista normale alle prese con un evento o una presenza straordinaria. Sarà così per lo psicologo in “Sesto senso” alle prese con il paranormale, per il reverendo, in “Sign”, che dovrà confrontarsi con il fantastico, per arrivare all’ultimo, “L’ultimo dominatore dell’aria” dove il fantasy – tema tra l’altro già visitato con “Lady in the water” - attraverso i poteri di Aang, diviene arbitro della sopravvivenza, strumento di quella straordinarietà che ancora una volta si impone su ogni regola e su ogni umano ragionamento. “Unbreakable - Il predestinato” ed “E venne il giorno”, restano invece film interlocutori. Il primo in quanto esplicito prosieguo, quanto meno nella dinamica e nei modi di trattazione della vicenda, di “Sesto senso”; il secondo invece, “E venne il giorno”, quale chiusura esasperata del tema della sopravvivenza, dove al genere umano, ridotto al microcosmo della famiglia del protagonista, non resterà altra via che sconfiggere la paura del sovrannaturale per riconquistare il libero arbitrio sulla vita.