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Moulin Rouge con Nicole Kidman: recensione del film

"Moulin Rouge", film del regista australiano Baz Luhrmann, proietta in un'atmosfera turbinosa e rutilante la drammatica contrapposizione tra purezza e impurezza.

La storia

Parigi al tramonto del XIX secolo. La capitale francese, culla del simbolismo e dell'impressionismo, è la terra promessa degli artisti e degli intellettuali, ma anche un luogo di perdizione e di sfrenato edonismo.
Christian (Ewan McGregor), un giovane che sogna di diventare un grande scrittore, dall'Inghilterra si trasferisce a Montmartre, il quartiere più vivace e bohémien di Parigi, entrando a far parte di una scapestrata e caotica compagnia artistica, capeggiata nientemeno che dal celebre pittore Toulouse-Lautrec (John Leguizamo).
Christian e i suoi nuovi amici convincono il vulcanico Harold Zidler (Jim Broadbent) a ospitare nel suo locale, il celebre cabaret Moulin Rouge, uno spettacolo da loro ideato. Giunto al Moulin Rouge, Christian rimane sconvolto dalla bellezza di Satine (Nicole Kidmann), ninfa eterea e vedette del locale.
Nel frattempo, Zidler, bisognoso di finanziamenti, cerca il sostegno economico del perfido duca di Monroth (Richard Roxburgh), servendosi del fascino ammaliatore di Satine (gravemente malata di tisi) come strumento di convinzione.
Christian, ignaro di ciò, per un gioco del caso (viene scambiato per il duca di Monroth) riesce a entrare nel camerino di Satine e a esprimerle il suo amore, suscitando l'ira e le intenzioni omicide del duca. Satine scopre di ricambiare i sentimenti di Christian, ma deve fare i conti con le mire del duca e con la sua malattia.
Inizia una vorticosa girandola di eventi, che vede il festoso spettacolo procedere a braccetto con la tragedia.

Uno spettacolo scintillante e drammatico

Il cinema del regista australiano Baz Luhrmann (autore di Romeo + Giulietta di William Shakespeare) risulta fondato, dal punto di vista scenico-figurativo, su un furioso, sovraccarico sincretismo estetico e, dal punto di vista ideologico, su tragici dualismi: tra purezza e impurezza, nonché tra amore e morte. Moulin Rouge appare una riuscita sintesi delle due componenti, quella estetica e quella ideologica, del cinema di Luhrmann.
Infatti, la scelta estetica di un musical sovraccarico di omaggi e commistioni musicali e figurative (la musica pop, il can-can, il tango, Gustave Moreau, Max Ophüls, etc.), nonché basato su vorticosi ritmi narrativi e turbinosi mutamenti di situazioni, riesce a creare un'atmosfera elettrica, di febbrile e malsana tensione, che accompagna efficacemente il tema principale del film: il conflitto tragico, nell'esistenza e nell'attività artistica, tra purezza (la bellezza ricercata da Christian nella poesia e in Satine) e impurezza (le contaminazioni dettate dall'infida realtà, simboleggiate dalla malattia e dalla morte di Satine).
Straordinario tutto il comparto tecnico del film (brillano i due Oscar alle scenografie e ai costumi). Memorabili le interpretazioni, sia recitative che canore, della Kidman e di McGregor.

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