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Night Work: recensione dell'album degli Scissor Sisters

A quattro anni da "Ta-Dah", gli Scissors Sisters tornano con un album che spazia come di consueto dal techno-pop più moderno in stile Hot Chip ai mostri sacri della dance anni Settanta.

Bentornate a casa, Sisters

Ci sono voluti quattro anni a Jake Shears per riunire i suoi compagni d'avventura e tornare a imperversare sulle piste da ballo di tutto il mondo. In mezzo, un tentativo di concept-album mai partorito e subito stroncato dall'amico Elton John, che non ha esistato a consigliare gli Scissors Sisters per il meglio: continuate a fare ciò che sapete fare. E cioè, scrivere canzoni che attingono al patrimonio pop-dance degli ultimi quarant'anni, dai Bee Gees agli Human League, dagli ABBA ai Duran Duran, senza dimenticare mostri sacri del rock (dagli ovvi Queen fino ai Supertramp e i Pink Floyd della cover-hit "Comfortably Numb"). In cabina di regia è arrivato nientemeno che Stuart Price, superproduttore a cui Madonna e Kylie Minogue devono più di un ringraziamento per i propri ultimi successi.
A dir la verità, ascoltando il primo singolo - "Fire with Fire", anche colonna sonora del premiato Fifa 2011 - si ha l'impressione che qualcosa del già citato esperimento rimasto solo nelle intenzioni dei ragazzi newyorkesi sia in qualche modo trapelato fino ai solchi di questo "Night Work": ritornello accattivante, ma, obiettivamente, si balla poco, e l'atmosfera evocata è più quella da neo-arena rock dei Killers. Ma è solo un attimo: "Any Which Way" è camp almeno quanto la stranota "I Don't Feel Like Dancing", con l'immancabile falsetto di Shears, tastiere alla Giorgio Moroder, basso pulsante e un video che sembra un bignami estetico dei VIllage People.

Il giudizio

Ma, nei fatti, "Night Work" è more of the same o le Sisters hanno ancora qualcosa da dire? Pezzi come "Something Like This" (a metà tra Kraftwerk e Soft Cell) mostrano che, per fortuna, anche in questo genere musicale che più leggero non si può l'inventiva e la sperimentazione possono continuare a fare capolino, soprattutto se mediate da un notevole gusto paradossale per il kitsch più creativo. La capacità degli Scissors Sisters di raccogliere spunti e tradurli in un patchwork citazionista ma armonioso è evidente soprattutto nella conclusiva "Invisible Light", che strizza l'occhio ai Frankie Goes To Hollywood ma anche all'ultimo LCD Soundsystem. Guilty pleasures, insomma, anche la canzoni di "Night Work": pezzi di pop puro nati per essere ballati o, se non altro, tamburellati su qualsiasi superficie sia vicina alle nostre mani, ma messe insieme con un'intelligenza da non sottovalutare. C'è ancora spazio per un paio di dischi così, prima che la vena sia esaurita.

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