Dacia Maraini, stile e opere
Dacia Maraini, figlia d'arte, viene inclusa nel gruppo della Generazione degli anni 30, tra gli scrittori che hanno avuto successo in età matura e ai quali corrisponde una ricca produzione editoriale.
Le opere
La scrittrice è molto prolifica e i suoi romanzi sono diffusi in tutto il mondo: La vacanza, racconta i dubbi di un'adolescente, la cui non risoluzione porterà alla sua alienazione; L'età del malessere, per il quale ha ricevuto il premio Formentor nel 1962; A memoria, ispirato alla propria esperienza nei movimenti di avanguardia e neo-avanguardia; Memorie di una ladra, ispirato a una carcerata conosciuta; Donna in guerra, diario di una giovane donna degli anni '70; Lettere a Marina, in cui due donne si raccontano la propria vita; Il treno per Helsinki, ritratto degli amori dei giovani nel '68; Isolina ricostruisce le cronache di un omicidio realmente accaduto nei primi del 900; La lunga vita di Marianna Ucrìa, entrato a far parte dei Classici della letteratura italiana; Bagheria, memoria autobiografica; Voci, che racconta omicidi riguardanti le donne e per il quale ha vinto il Premio Napoli, il Premio Sibilla Aleramo, il Premio Selezione Bancarella nel '95, ed il Premio Matilde Canossa nel '96; Dolce per sé, in cui una donna racconta per via apistolare una storia d'amore a una bambina per il quale ha vinto i premi Un autore per l'Europa, Vitaliano Brancati, Città di Padova, Internazionale per la narrativa Flaiano nel 1997; La nave per Kobe, in cui racconta l'amore per sua madre; il thriller Colomba; Il gioco dell'universo, in cui racconta l'amore per il padre; Il treno dell'ultima notte, sul 900.
Tra i racconti vi sono: Mio marito; L'uomo tatuato; La ragazza con la treccia; Mulino, Orlov e il gatto che si crede pantera; Buio, che parla di pedofilia e ha vinto il Premio Strega nel 1999; e per i bambini La pecora Dolly e Storie di cani per una bambina. Firma anche numerosi saggi e poesie, e si dedica al Teatro della Maddalena, da lei formato, in cui lavorano solo donne.
Lo stile
La Maraini è una fervida osservatrice della realtà e ne racconta anche i suoi aspetti più crudeli in modo sincero e realista, senza fronzoli. Tramite il racconto delle vite, provoca e cerca di risvegliare le coscienze assopite, le induce alla riflessione, senza nessuna dolcezza, ma con una forte speranza che non si traduce mai in illusione o utopia. Lo stile di racconto è molto suggestivo, all'apparenza scorrevole e leggero, ma nasconde un lavoro certosino di ricerca sulla lingua e sulla narrazione.