Edmondo De Amicis: biografia e bibliografia
“…L'educazione d'un popolo si giudica innanzi tutto dal contegno ch'egli tien per la strada. Dove troverai la villania per le strade, troverai la villania nelle case…” (da “Cuore”)
La vita
Nato il 21 ottobre 1846 a Oneglia, frequentato il liceo a Torino, decise di iscriversi all’Accademia Militare di Modena, diventando ufficiale. Lasciò l’esercito nel 1969 e divenne inviato per varie testate giornalistiche. Il suo incarico lo portò a compiere numerosi viaggi, il sunto dei quali è una autentica piccola raccolta di tesori letterari. Tornato poi in Piemonte, lì iniziò la sua produzione di romanzi che culminerà con il successo mondiale di “Cuore”. De Amicis si avvincerà poi sempre più agli ideali socialisti anche nei suoi scritti, mentre i suoi meriti letterari oramai indiscussi gli valsero l’elezione a socio dell’Accademia della Crusca. Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati da un pessimo rapporto con la moglie e dal suicidio del figlio.
Gli scritti
Dai suoi primi “Bozzetti sulla vita militare”, nei quali si inneggiava a quei sentimenti educativi che aveva ravvisato nella vita militare e che avrebbe voluto nel mondo civile, come l’amor di patria e la disciplina, l’esperienza che più lo formò e gli dette la possibilità di vedere con occhio critico poi all’interno della società italiana furono i viaggi per i giornali.
Nel decennio dal 1870-1880 produsse numerosi reportage: “Spagna”, “Ricordi di Londra”, “Olanda”, “Marocco”, “Costantinopoli”, “Ricordi di Parigi”. In questi veri e propri piccoli romanzi vi si ritrova una squisita finezza letteraria oltre ad una vena indagatrice che farà di De Amicis uno dei promotori del realismo letterario. Questa sua capacità analitica gli permetterà di rivisitare l'epopea del Risorgimento nel romanzo “Cuore”. “Cuore” é un romanzo dagli intenti chiaramente educativi, ma anche un affresco della società italiana (in particolare la più povera), analizzata negli anni precedenti l’unità. Articolato in racconti tra i quali spiccano “La piccola vedetta lombarda”, “Dagli Appennini alle Ande” e “Naufragio”, narra le vicende di ragazzi di età scolare che sono coinvolti in episodi di eroismo e di sacrificio, esempio di un orgoglio che dovrebbe divenire orgoglio nazionale ma che, talvolta, invece, emerge più come triste constatazione. I suoi successivi romanzi, già dal titolo denunciano lo spirito e il clima che avrebbero rappresentato: “Romanzo di un maestro”, “Maestrina degli operai”, “La carrozza di tutti”, “Il grido del popolo”. L’ispirazione era chiara ma i suoi scritti mai divennero manifestamente politici, né si alienarono di quel livello di grazia e spesso raffinata letteratura cui ci aveva sempre abituato. “Ricordi di un viaggio in Sicilia” del 1908 fu il suo lascito artistico, che non a caso attinse ancora una volta a quel filone giornalistico che lo aveva consacrato come autore.