Giovanni Pascoli: stile del poeta e temi trattati nelle sue opere
Il Pascoli, in vita desideroso di affetti sicuri ed esclusivi quasi per poter vincere, così, il dolore e l’infelicità, fu ossessionato dalla paura dell’infelicità, della solitudine. Il poeta di San Mauro fu poeta solitario e contemplativo, poeta del rimpianto che parla con le ombre dei morti perché essi possano fare ritorno nel ricordo dei viventi.
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La poetica Pascoliana
La poetica del Pascoli, la cura decadente che confina con il desiderio del raro, della parola poco nota, del dialettalismo, va considerata come il primo vero focolaio culturale del decadentismo italiano, la prima espressione di un gusto nuovo ribelle alla poetica classica. Il Pascoli creò un tipo di discorso poetico e un linguaggio che fu il più libero e nuovo nella lirica italiana del primo novecento, con un linguaggio ricco, immediatamente aderente alle cose, fitto di nomi propri, di termini tecnici e dialettali e di onomatopee. Il Pascoli usò un discorso in cui tutta la musicalità stava nella forza degli accenti che insistevano su certe parole, che sottolineavano certe sfumature e sospensioni della voce. Il decadentismo del Pascoli e la sua modernità nella tradizione letteraria italiana si trovarono nel principio centrale della sua poetica: ingrandire il piccolo, rimpicciolire il grande: 'impicciolisce il fanciullino, per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare'.
I temi della Poesia Pascoliana
Il poeta di S.Mauro si fece cantore, come scriveva il Sapegno, di un 'mondo disgregato ed intriso di dolore, un mondo sempre oscillante tra la luce e l’ombra, tra le lacrime ed il sorriso, tra la vita e la morte'. Fra tutte le sue opere, 'Myricae' fu un libro nuovo, senza precedenti nella storia della letteratura italiana, con la descrizione di paesaggi sentiti con una tale sofferenza da escludere ogni compiacimento idillico e descrittivo. In esso vi sono smarrimenti dell’animo colti nella loro immediatezza, senza intrusioni culturali o intellettualistiche. Alle base di molte Myricae e di alcune poesie de 'I Canti di Castelvecchio', ci fu un sentimento, un’esperienza dell’infanzia, una sofferenza degli anni passati, che corrispondeva al gusto delle cose viste dai bambini. La poesia del Pascoli consistette in qualcosa che era fuori dalla letteratura, perché nel cuore stesso delle cose”. Nell’opera del poeta di S.Mauro, le caratteristiche della sua personalità e i risultati propriamente estetici e poetici da lui raggiunti furono il prodotto necessario del suo spirito inquieto sempre in bilico tra ombra e luce, tra il sogno e il vero, tra lacrime e sorriso.