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Golden Heart: recensione dell'album di Mark Knopfler

Mark Knopfler è stato il leader indiscusso dei Dire Straits dal 1977 al 1995, anno dello scioglimento della band. Nel 1996 Knopfler esce con il suo primo album solista: Golden Heart, edito dalla Wea. Mark Knopfler scrive testi il cui valore poetico è riconosciuto da tutti.

Un album tra il folk ed il rock blues intimistico

Golden Heart è un album a metà strada tra il folk ed un certo rock blues intimistico. La matrice "cantautorale" è evidente fin dalle prime note. S'intuiscono le influenze di Bob Dylan ed Eric Clapton, artisti con cui Knopfler ha collaborato in passato. Forti anche le influenze della musica gaelica e non poteva essere altrimenti essendo Knopfler di Glasgow. In certi tratti mi è sembrato di udire qui e lì richiami ai Lunasa. In Golden Heart il musicista sembra volersi mettere a nudo davanti ai suoi fan.

Da Knopfler è lecito aspettarsi di più

Ad aprire le danze ci pensa "Darling pretty" che inizia con un folk in pieno stile gaelico al punto da ingannare l'ascoltatore facendo credere che il buon vecchio Knopfler si sia votato completamente a questo genere, basta però attendere una trentina di secondi per ricredersi. Il brano cambia direzione musicale spostandosi verso lidi più consueti a Knopfler. La successiva "Imelda" è un brano a metà strada tra i Dire Straits di "Money for nothing" e gli ZZ Top. Un brano godibile. Le dolenti note arrivano con il trittico che va dalla title track "Golden heart", passa per "No can do" ed arriva "Vic and Roy". I tre brani in questione risultano decisamente deboli e se in un album c'è un pezzo che non può assolutamente essere debole è proprio la title track. Le cose migliorano con "Don't you get it" dove emerge su tutto un ottimo assolo conclusivo. "A night in summer ago" è un pezzo folk senza infamia e senza lode così come i brani successivi. Con "Cannibals" Mark Knopfler si ricordo di aver suonato con i Dire Straits, infatti, il brano in questione è quello che più ricorda il passato musicale dell'artista, anche se il risultato finale non è così apprezzabile. Sebbene in questo lavoro Knopfler non abbia completamente tagliato i ponti con il passato, mettendo qui e lì atmosfere tipiche dei Dire Straits, questo cd non sarebbe mai potuto uscire sotto il nome di questa band. Un lavoro che gli amanti del folk potranno apprezzare fatta eccezione per gli ascoltatori più esigenti. Da un artista come Knopfler è lecito, oltre che doveroso, aspettarsi di più.

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