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Luca Giordano, pittore italiano

Impietosamente colpito per secoli dalla critica, si è invece mostrato fecondo e fondamentale artista del settecento italiano.

Luca Giordano e la critica d’arte

Pittore napoletano della fine del 1600, Luca Giordano è pittore che fa parte di quei prolifici personaggi della pittura che vengono spesso, anche con scarso spirito indagatore, identificati e valutati non tanto per ciò che hanno fatto quanto per il modo in cui le sue tele si avvicinano ai modi pittorici di colleghi più blasonati e non necessariamente più bravi. E il suo, in questo senso è un ben curioso curriculum. È stato stilisticamente avvicinato a un numero incredibile di predecessori, come se il suo lavoro fosse quello di una sapiente e riveduta copiatura. In realtà così non è, anche se la scuola che lo formò, voluta dal padre, Antonio Giordano, pittore invero mediocre, fu quella di andarsene a giro per le chiese di Napoli e poi di Roma a copiare disegni e figure di affreschi, pale d’altare e crocifissi. Non riuscirà a scrollarsi di dosso questa condanna, fino alla fine del novecento allorché la critica aveva compiuto nei confronti del suo periodo pittorico un riesame ed una ampia rivalutazione. La più autorevole voce fuori dal coro, resta quella del Longhi che già nel 1950 gli riconosce la capacità ed il merito di aver operato in modo che lo stile barocco da cui proveniva, ne uscisse, dopo il suo intervento, ammodernato ed illuminato da una rinnovata speranza tale da divenire percorso che avrebbe con il tempo aperto le porte ad una pittura profana, ricca di implicazioni edoniste e celebrativa della vita umana più che del mistero divino.

Le tappe della longeva carriera

Nato a Napoli nel 1634, dopo aver qui iniziato l’apprendistato, andò poi a Roma con il padre e successivamente, pare a Venezia. Rientrato a Napoli nel 1654, ne ripartì poco dopo per una lunga trasferta, prima a Venezia e poi a Firenze, dove inizierà a lasciare traccia evidente del suo passaggio. A Venezia soprattutto la “Crocifissione di San Pietro” nel 1660 ed a Firenze gli affreschi di palazzo Medici-Riccardi, che lo consacreranno anche come interprete della pittura profana. Da quel primo viaggio, Giordano divenne una sorta di artista itinerante, dividendosi tra Venezia, Firenze, Napoli e la Spagna dove ancora oggi sono conservate molte delle sue opere. Tornerà a Napoli definitivamente nel 1702 continuando ad esercitare nella sua bottega stavolta da maestro. Tra le sue opere più famose, le tele dei Santi al Palazzo Reale di Napoli, la “Maddalena penitente” conservata a Madrid e la “Morte di Seneca”, oggi a Parigi, affresco emblematico, che trae la sua forza dalla luminosità scalzando dunque definitivamente le cupe atmosfere del barocco napoletano, dimostrando una autorevolezza pittorica scevra da ogni istanza imitativa.

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