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Pietro Bembo: cardinale e padre della lingua

In questo articolo troverete delle informazioni sulla vita e sulle opere di Pietro Bembo, considerato uno dei padri della lingua italiana.

Vita e opere

Bembo nacque nel lontano 1470 a venezia. Già da piccolo si trasferì in Toscana col padre, senatore della Serenissima a Firenze. Iniziò quindi a conoscere la lingua toscana, da lui considerata più alta della propria. Compì i suoi studi di Greco a Messina assieme all'amico Angelo Gabriele, sotto la guida dell'ellenista Costantino Lascaris. Il soggiorno siciliano fu molto importante per lui: conobbe qui svariati letterati e filologi con cui intrattenne anche in seguito rapporti per corrispondenza. Tra questi Maurolico e Cola Bruno. Quest'ultimo lo seguì nel suo rientro a Venezia, e gli stette accanto per tutta la vita. Nuovamente a Venezia, collaborò con Aldo Manuzio, pubblicando sul suo programma editoriale l'Erotemata di Lascaris, opera di grammatica greca. Il suo esordio letterario si ebbe tuttavia con la pubblicazione del dialogo latino De Aetna ad Angelum Gabrielem liber, testo contenente i ricordi del soggiorno in Sicilia e della visita all'Etna. Conseguì la laurea all'Università di Padova e continuò a studiare a Ferrara, ospite dei D'Este. Iniziò qui a scrivere Gli Asolani. Scrisse ispirandosi al Boccaccio ed al Petrarca. A Ferrara nel 1502 conobbe Lucrezia Borgia, con cui ebbe una relazione. Fuggì a Urbino nel 1505 a causa della diffusione della peste nella città. Iniziò a scrivere una delle sue opere più rilevanti, Prose della volgar lingua, ormai umanista accreditato. Seguì a Roma il futuro papa Clemente VII e lavorò come segretario con il precedente Leone X. Studiò il problema dell'imitazione dei classici anche discutendo con altri umanisti, come il Giovan Francesco Pico. Visse poi a Padova, dove risiedeva la sua amante Faustina Morosina della Torre, la quale gli diede un figlio. Ricoprì poi a Venezia i ruoli di storiografo della Repubblica di Venezia e bibliotecario della Biblioteca Marciana. Gli fu offerto di diventare cardinale nel 1539, da papa Paolo III. Si trasferì nuovamente a Roma rinunciando ai suoi studi di letteratura classica, dedicandosi piuttosto alla teologia e alla storia classica. Divenne vescovo, prima di Gubbio, poi di Bergamo. La morte ebbe luogo a Roma a 76 anni, nel 1547. Venne sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dove si può osservare ancora oggi la lapide.

L'importanza dei classici e il modello di Petrarca

Bembo fu uno dei più importanti rappresentanti di un gruppo ispirato alla classicità romana, ossia i Ciceroniani. La ripresa dei classici fu al centro dei suoi studi e delle sue pubblicazioni per tutto il corso della sua vita. Si ispirò a Cicerone, per la prosa, e a Virgilio, per la poesia. Fu uno degli iniziatori del Petrarchismo, proponendo Petrarca stesso come modello della purezza lirica da emulare.

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