Rain Man - L'uomo della pioggia, recensione del film
"Rain Man"- L'uomo della pioggia, film prodotto nel 1988 interpretato da Dustin Hoffman, nei panni di un uomo affetto da autismo, Tom Cruise che interpreta Charlie Babbit, fratello del protagonista e la partecipazione dell'Italianissima Valeria Golino nel ruolo di Susanna, fidanzata di Charlie. Film intenso e commovente che, come all'epoca della sua proiezione, riesce ancora a catturare l'interesse degli spettatori.
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Trama
Le vicende del film, si aggirano sulla vita di Raymond, uomo affetto da autismo, che si scopre essere non solo fratello di Charlie, ma unico erede in assoluto del ricco patrimonio familiare.
Charlie, giovane commerciante di auto furbo e cinico, una volta scoperto il legame con Raymond e soprattutto la ricchezza che rappresenta, porta via l'uomo dalla clinica di Cincinnati, dove è ricoverato, sperando di accaparrarsi l'eredità.
Ma la vicenda prende una piega diversa.
Durante il viaggio dei fratelli verso Los Angeles, che si prolunga a causa delle fobie di Raymond per gli incidenti, Charlie inizia a conoscere bene l'uomo e apprezzarlo sempre più, nonostante i suoi gesti meccanici e le sue mille ripetizioni.
Raymond, inoltre, possiede una memoria eccellente che porta ai due fratelli ricche vincite al casinò di Las Vegas.
A Charlie basta questo viaggio e l'aiuto di Susanna per accorgersi che si sta affezionando al fratello, così diverso dagli altri e per ricordare che era proprio Raymond colui che gli cantava dolci nenie da piccolo, prima di addormentarsi.
Infatti Rain Man, (storpiatura di Raymond) non era un amico immaginario, ma proprio quel fratello maggiore ritrovato.
Il film si conclude mettendo in evidenza il grande affetto che Charlie prova per Rain Man, riportandolo alla clinica, rinunciando al denaro e decidendo di frequentare il fratello, non staccandosi da lui ora che lo ha ritrovato!
Rain Man: il miracolo della diversità
Il personaggio centrale di Raymond è ispirato alla figura di Kim Peek uomo affetto dalla "sindrome dell'idiota sapiente".
Ruolo scelto di proposito da Hoffman, dopo aver visitato una clinica che ospita queste persone affette dall’autismo.
Il film non solo esalta questa problematica, tema centrale del film, ma cerca di far capire quanto sono preziose queste persone e di come sia facile cambiare idea sulla diversità.
Si potrebbe trattare di un tipo di cinema dei buoni sentimenti, in cui emerge la semplicità.
Una semplicità che emoziona fino a commuovere, senza troppi giri di parole.
La trama è semplice, quasi prevedibile ma ben fatta.
L'estetica è essenziale e il ritmo a volte è carente, ma i contenuti insieme alla notevole e meticolosa interpretazione di Dustin Hoffman, portano questo film alla vincita di ben quattro premi Oscar, tra cui quello come migliore attore protagonista.
Insomma un film che spiega con semplicità il miracolo della diversità, tema sempre attuale che riuscirebbe a commuovere ancora oggi!