Ducati Desmosedici: recensione
Ducati Desmo, tra accelerazioni e scodate.
/wedata%2F0029556%2F2011-08%2FDUCATI-999.jpg)
Caratteri dominanti della moto
Dopo un lungo periodo di difficoltà economiche, la Ducati inizia, negli anni ’90, a entrare nel mondo delle corse, partecipando al mondiale di Superbike. In seguito ai primi successi, la casa emiliana decide di intraprendere lo sviluppo di prototipi per il Mondiale della MotoGP. A partire dal 2002 nasce la Ducati Desmosedici, che con le sue successive evoluzioni, ha portato tantissime soddisfazioni alla casa italiana. Questa moto è estremamente diversa, ed in alcuni aspetti innovativa, rispetto alle concorrenti di maggior rilievo, le giapponesi Honda e Yamaha, e per questo motivo il percorso per arrivare all’iride risulta difficile e complicato. Tratto distintivo delle rosse del motociclismo è il motore, un propulsore con distribuzione a sedici valvole, comandate da un sistema desmodromico, da cui il nome Desmosedici. Questa moto è nata dall’intuizione degli ingegneri Filippo Preziosi, Claudio Domenicali e Alain Jenkins, che hanno ben saputo interpretare al limite il regolamento del motomondiale. Questa forte distanza dalle altre case costruttrici, non è sempre risultata vincente, soprattutto nei primi anni di gare. La grande potenza ed efficacia del propulsore infatti, è controbilanciata da una difficile gestione dell’erogazione, che rende la moto esplosiva ma in alcuni tratti anche poco guidabile. La giusta alchimia tra la potenza del motore e l’efficienza del telaio risulta vincente nel 2007, anno in cui la Ducati D16, con alla guida l’australiano Casey Stoner, riesce nell’impresa di battere il pluricampione del mondo Valentino Rossi ed aggiudicarsi il Motomondiale. Questa moto è caratterizzata, come tutte le Ducati stradali, da un telaio a traliccio tubolare, una soluzione abbandonata dalle case concorrenti perché ritenuta obsoleta. Gli studi dei tecnici in rosso, focalizzati su questo particolare tecnico, hanno reso quasi imbattibile il binomio Stoner-Ducati.
Le difficoltà dei piloti alla guida
Nonostante la vittoria nel mondiale 2007, ad oggi la Ducati da corsa risulta sempre estremamente poco guidabile, malgrado negli anni, si sono successi piloti di fama mondiale come Loris Capirossi, Sete Gibernau, Marco Melandri, Nicky Hayden e dal 2011 il 9 volte Campione del Mondo Valentino Rossi. Anche il pilota pesarese soffre del problema di non riuscire a scaricare a terra, soprattutto all’uscita dalle curve, tutta la potenza della sua moto, che tende a sovrasterzare ed a disarcianarlo.