Milano - Torino - Genova: il triangolo industriale italiano
Il triangolo geografico Milano-Torino-Genova è stato (e in un certo senso può essere ancora considerato) il motore dello sviluppo industriale italiano.
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L'industria italiana dagli inizi agli anni '60 del XX secolo
Nel 1861, anno dell'unificazione del paese, l'Italia era ancora uno stato a maggioranza di occupati nell'agricoltura: gli operai ammontavano a meno di 500 000, mentre coloro che lavoravano nei campi erano svariati milioni di persone. Grazie alla politica protezionistica e di intervento statale, attuata dai governi succedutisi dal 1876 al 1911, gli operai decuplicarono di numero, la produzione di ferro passò da 38 000 a 190 000 tonnellate e quella di energia elettrica da 1 milione a 160 milioni di kWh. In questa fase il capitalismo italiano si consolidò soprattutto nel triangolo Lombardia-Piemonte-Liguria, dove esistevano già le infrastrutture necessarie a rendere possibile quello sviluppo. L'incremento avvenne a scapito delle regioni del Centro e del Sud, utilizzate come mercato dei prodotti del Nord e come serbatoio di manodopera a basso costo, aggravando così sempre più la "questione meridionale": negli anni dal 1871 al 1911 l'indice di industrializzazione di Torino passò da 1,41 a 1,69, quello di Palermo da 1,21 a 0,65 (fonte Banca d'Italia-Eurosistema). È dunque in quell'ambiente e grazie agli aiuti statali che nascono, crescono e si sviluppano (secondo i canoni ben analizzati dagli studiosi di economia) aziende come la Fiat, la Marelli, la Falck, la Olivetti, ecc. Un duro colpo venne all'industria durante il secondo conflitto mondiale, e la rinascita poté avvenire soltanto grazie a due fattori: la capacità imprenditoriale e operaia da un lato e gli aiuti del piano Marshall dall'altro. Fu così che negli anni '60 potè avvenire il cosiddetto "miracolo economico": negli anni 1957-1960 la produzione industriale aumentò di oltre il 30% all'anno; per il settore automobilistico l'aumento fu dell'89%; per la meccanica di precisione dell'83%, per le fibre tessili del 67%, per il settore della viabilità autostradale del 120% e così via. È in quegli anni che si realizza la più grande migrazione di massa mai verificatasi nella nostra penisola: milioni di persone si spostarono dal Mezzogiorno, abbandonando i campi, e andarono a lavorare nelle fabbriche del Nord.
Il triangolo industriale oggi
Molte cose sono cambiate dagli anni '60 a oggi, e soprattutto negli ultimi anni: la globalizzazione ha cambiato il volto dell'economia e poche aziende italiane hanno saputo adattarvisi; quando lo hanno fatto, hanno considerato soltanto il vantaggio immediato della riduzione dei costi, delocalizzando spessissimo la propria produzione in paesi dal costo del lavoro inferiore, con il risultato che la produzione industriale italiana è da alcuni anni in costante declino. Se l'Italia non dovesse ritrovare una politica industriale adeguata, come segnalano i più acuti analisti economici, il suo destino sarà quello di ritrovarsi tra i paesi semi-periferici dell'economia mondiale.