Black Venus (2010): scheda e recensione del film
Splendido film sull'arroganza e la crudeltà di chi ha professato la supremazia della razza bianca. Una denuncia contro il razzismo che vede protagonista una donna di colore trasformata in fenomeno da baraccone a causa delle dimensione dei suoi genitali.
Regia perfetta e un ottimo cast
Titolo originale Venus noire, uscito nelle sale come Black Venus e in Italia tradotto in Venere Nera, il film è il frutto di una coproduzione tra Francia, Belgio e Italia. Girato in Francia. Nel nostro Paese è stato distribuito dalla Lucky Red. Diretto nel 2010 da Abdel Kechiche (attore e regista tunisino nato nel 1960), il film vanta un cast di ottimi attori, alcuni dei quali emergenti: Olivier Gourmet, Jonathan Pieenar, Jean-Christophe Bouvet, André Jacobs, Olivier Loustau, Diana Stewart, Gilles Matheron, Philip Schurer, Violaine de Carne, Jeanne Corporon. Attori di nazionalità diversa per un prodotto finale che ha conquistato il pubblico del Festival del Cinema di Venezia 2010.
Una trama coinvolgente che delinea l'anima umana
Film bellissimo, emozionante, quasi educativo, che ricorda una sorta di Elephant Man al femminile. La trama è ambientata nel 1800 e narra la storia di Saartjie Baartman, una donna di colore portata in Europa dall'Africa per farne un oggetto di studio e un fenomeno da baraccone. Saartjie è al centro dell'interesse di studiosi e pubblico per le natiche e l'apparato genitale molto sviluppati. Questa caratteristica persuade i suoi studiosi a farne un esempio della superiorità della razza bianca. La donna viene esposta nuda agli occhi di tutti coloro che sono disposti a pagare per vedere il "mostro", l'aberrazione della natura che accomuna la gente nera.
Una pellicola struggente che non esula da una certa connotazione antropologica, ponendo tuttavia l'accento sul razzismo e sulla crudeltà della cultura che vuole sottolineare a qualsiasi costo la supremazia dei bianchi.
L'inizio è scandito in tempi lunghi da una scena in cui un docente dell'Accademia di Parigi tiene un seminario in cui presenta l'analogia tra il corpo della donna e quello della scimmia. Ovviamente la lezione ha tutti i connotati di un profondo studio scientifico. Saartjie viene misurata in ogni anfratto del suo corpo con un rigore accademico. Ma di lei si rivela solo l'aspetto dell'oggetto di studio, come fosse un manichino privo di sentimenti e pudore. Anche il pubblico che accorrerà a osservare il "fenomeno" si comporta come se si trovasse davanti alla gabbia dei babbuini allo zoo. Eppure l'anima della donna avrà modo di emergere in tutta la sua disperata bellezza.
Certamente un'opera da vedere, anche se i fans del regista stenteranno forse a riconoscere la sua firma. Il film Venus Noir, infatti, apparentemente si distanzia molto dalle due pellicole precedenti: America dopo e Cous Cous.