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Camille Claudel (film), recensione

Camille Claudel fu una scultrice francese nata a Fère-en-Tardenois nel 1864, legatissima alla figura del fratello, Paul, noto scrittore e diplomatico. Alla vicenda biografica della donna, personaggio controverso e sopra le righe, si ispira l'omonimo film firmato nel 1988 da Bruno Nuytten.

Trama

Nominato agli Oscar come "Migliore film straniero", "Camille Claudel" - film ispirato anche al libro di Reine-Marie Paris "Frammento di un destino d'artista", si incastra a metà strada tra il genere drammatico e quello biografico. Nel 1989 riesce ad aggiudicarsi ben 5 premi César come miglior film, migliore attrice, migliore fotografia (Pierre Lhomme), migliore scenografia e migliori costumi. In particolare, all'ottima Isabelle Adjani, cui è affidata l'interpretazione del personaggio di Camille, viene riconosciuto il premio di miglior attrice al festival di Berlino dello stesso anno. La vicenda narrata prende avvio con una Camile Claudel appenna ventenne, seppur già scultrice dotata e talentuosa, che decide di lasciare la propria città natale, Parigi, per diventare allieva del noto maestro August Rodin (Gèrard Depardieu). Questi la accoglierà sotto la propria ala protettiva e assegnerà alla donna diversi incarichi di prestigio. Tra i due però scatta presto la scintilla della passione e sarà questa la chiave di volta per comprendere a pieno la figura di Camille. La relazione - lunga 12 anni - infatti sarà foriera di dolore e infelicità per la scultrice, costretta a dividere l'uomo amato con un'altra donna, tra l'altro madre dell'unico figlio di August. Camille, disperata. tenta di giocare l'ultima chance, chiedendo all'uomo di sposarla ma, rifiutata ancora una volta, pone fine definitivamente alla relazione, senza rivelare ad August di aspettare un bambino.

Recensione

Da questo avvenimento inizia un vero e proprio secondo tempo tempo nella vita di Camille, inaugurato con l'aborto. Subito dopo infatti, la scultrice, in piena estasi creativa, inizia un'attività incessante, dedicandosi alla realizzazione di opere scultoree di altissimo pregio artistico ma l'amore infelice per August si tramuta ben presto in ossessione, in irriducibile solitudine, in follia. Per Camille è l'inizio di un declino inesorabile che costringe i familiari a chiederne l'infermità mentale e al conseguente ricovero coatto in un manicomio in cui Camille resterà 30 anni, abbandonata e dimenticata da tutti. Certo, il film forse è un po' troppo lungo, 170 minuti, con scene a volte lente e non necessariamente funzionali alla trama. Tuttavia solo a torto può essere considerato una solita drammatico-romantica biografia. C'è un'innegabile anima pulsante che è presente lungo tutto il film, per cui anche l'arte sembra viva e vitale. Una pellicola raffinata e valida seppur non egregia.

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