Contratto di Inserimento: il lavoro femminile dopo il "Decreto Sviluppo"
Con il cosiddetto "Decreto Sviluppo" del 13 maggio 2011, la legislazione in materia di occupazione femminile in Italia ha subito delle modifiche che influenzano le modalità di inserimento delle donne nel mondo lavorativo, in particolare nell'ambito del progetto di inserimento lavorativo.
Il contratto di inserimento: cos'è
Il contratto di inserimento è stato introdotto dal D.Lgs. n. 276/2003, ed è definito come un "un contratto di lavoro diretto a realizzare, mediante un progetto individuale di adattamento delle competenze professionali del lavoratore a un determinato contesto lavorativo, l'inserimento ovvero il reinserimento nel mercato del lavoro" di alcune categorie di lavoratori. Si tratta di categorie con difficoltà occupazionali, come ad esempio i disoccupati oltre i cinquant'anni, o i giovani fino a ventinove anni. Il contratto implica vantaggi sia per il lavoratore, che riesce a trovare impiego con più facilità, sia per il datore di lavoro, in quanto implica per lui sgravi contributivi.
Le novità del "Decreto Sviluppo"
Il Decreto Sviluppo ha apportato modifiche alla Legge Biagi del 2003 proprio in materia di contratto di inserimento. Nel decreto del 2003 si riconosceva, infatti, fra le categorie che potevano stipulare il contratto di inserimento, anche le donne, in quanto considerate una categoria con difficoltà sia per l'accesso che per il reinserimento nel mondo del lavoro. Requisito neccessario è che esse fossero residenti in aree geografiche in cui il tasso di occupazione femminile fosse inferiore almeno del 20 per cento di quello maschile, o in cui il tasso di disoccupazione femminile superasse del 10 per cento quello maschile. Tale tipologia di contratto di assunzione consentiva al datore di lavoro di avere un'agevolazione sulla contribuzione da versare per quel lavoratore pari al 25%. Con il Decreto Sviluppo viene introdotto un ulteriore requisito per le donne, oltre a quello geografico: devono essere prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi.
Il lavoro femminile: e ora?
Il tasso di occupazione a cui si riferisce il decreto doveva essere determinato, a sua volta, con apposito decreto: l'ultima pubblicazione di ciò sulla Gazzetta Ufficiale risale però a dicembre 2008. Dopo allora, in assenza di un decreto che individui le aree geografiche di interesse, non è chiaro se il contratto di inserimento con le caratteristiche sopracitate possa essere stipulato in tutta la penisola o meno.
Senza dubbio, l'inserimento di un'ulteriore requisito (la non retribuzione da almeno sei mesi) restringe ulteriormente il numero di lavoratrici che possono avere accesso al contratto di inserimento, con conseguente penalizzazione, ancora una volta, del ruolo della donna nel mondo dell'occupazione.