Cosi fan tutte, trama e recensione
"Così fan tutte" è una commedia erotica del '92, diretta da Tinto Brass, con Franco Branciaroli, Claudia Koll, Paolo Lanza, Renzo Rinaldi, Ornella Marcucci ed Antonio Conte. In questo articolo cercherò, prima di introdurre la trama e la recensione del film, di dare uno sguardo generale necessario per carpire le varie sfumature della figura ambigua del regista.
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L'uomo che prediligeva la carne
Giovanni (Alias Tinto) Brass esordì nel mondo del cinema con il lungometraggio "In capo al mondo" del 1963. Di seguito cominciò, alla fine degli anni '60-inizi anni '70, a dirigere, scrivere e produrre quelle commedie erotiche molto conosciute nell'ambiente cinematografico. "La chiave", girato nel 1983, infatti, gli permise di acquisire la tanto sperata notorietà in questo ambito. Del tutto aspettato, l'alone di scandalo che cominciò a girare attorno alla sua figura fu non solo colpa o merito della critica, ma anche perché non vi era traccia di ripensamento, come si noterà in tutte le sue pellicole successive.
Cosi fan tutte: Trama e recensione.
Diana (Claudia Koll) è una moglie felice del suo matrimonio, ma insoddisfatta della propria vita sessuale e ne cerca, quindi, sfogo in ogni sorta di avventura che possa avere occasione di provare. Questo fino a quando, dopo che il marito scoperta l'ennesima tresca, la lascia, lei si lancerà in una serie di avventure sessuali selvagge.
Non bisogna valutare soltanto l'aspetto esteriore dell'opera, ma bisogna visualizzarla a tutto tondo, cercando di comprenderne il valore intrinseco. Brass in questa pellicola ha deciso di spezzare un legame, forte di un successo di emancipazione culturale del cinema erotico italiano. Completamente in linea con le sue idee politiche (è tutt'ora simpatizzante del partito radicale di Pannella), egli ha scelto una linea registica ai limiti del pubblicamente accettato.
Difatti, dall'inizio della sua carriera, quando girò "In capo al mondo" (dramma giovanile di un ragazzo che non riesce ad accettare e ad essere accettato dalla società), si nota, nei suoi lavori, una sorta di disprezzo verso tutte quelle forme di potere che possono essere considerate opprimenti.
In conclusione, si può verificare, analizzare ed interpretare in diversi modi ogni singolo lavoro di questo regista, ma sta di fatto che si tratta sicuramente di uno dei più controversi autori del cinema italiano e, quindi, ha diritto di entrare a far parte di una storia che rivaleggia con tutte le altre non solo in grandezza, ma anche in profondità.