La legge sui lavori pubblici in Italia: normative e regolamenti
Regolamenti italiani sull'affidamento di lavori pubblici e illustrazione delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Procedure di appalto per i lavori pubblici
Le normative italiane riguardanti la delega di appalti per lavori pubblici hanno subito, nel corso degli anni, molte riforme. Ciò è avvenuto soprattutto per obblighi provenienti dal diritto comunitario. Le riforme hanno puntato al miglioramento del meccanismo di aggiudicazione e a rispettare rigorosamente i criteri di pubblicità. L'Italia è sempre stata esposta al rischio di collusione e ha debolezze per ciò che concerne la progettazione di interventi. Si potrebbe migliorare attraverso varie procedure: dialogo competitivo e più standardizzazione progettuale; e maggiori sistemi di contrasto a episodi di corruzione, soprattutto riguardanti le sub-contrattazioni. L'11 Febbraio 1994 prese vita la Legge Merloni (numero 109), ovvero la legge-quadro sui lavori pubblici per adeguare la materia verso il diritto europeo. In seguito, la Merloni ter del 1998 varò un metodo di qualificazione: si basava su attestati che rilasciava la Società Organismi di Attestazione (SOA). Il decreto legislativo dell'ottobre del 2008 (n. 152) ha, invece, puntato sul project financing, strumento a cui ricorrere per realizzare lavori pubblici. Il decreto legislativo 163 dell'aprile 2006 si contraddistinse per: individuazione di un periodo massimo per l'investimento, nomina di supervisori a cui dare discrezionalità massimale per gestire la procedura e poteri di fare denunce agli organi competenti.
Tappe storiche delle leggi
In Italia, la prima volta che fu emanata una legge sulla sicurezza del lavoro correva l'anno 1930. L'emanazione avvenne con l'articolo 437 del codice penale; nel codice civile, invece, avvenne nell'anno 1942 con l'articolo 2087. Tuttavia, le leggi circoscritte sulla questione presero vita solo negli anni Cinquanta. Molto importanti apparvero i DPR (Decreti del Presidente della Repubblica) 547, 303 e 164, rispettivamente degli anni 1955 (il primo) e 1956 (il secondo e il terzo). Essi si occupavano di infortuni sull'edilizia, ma purtroppo rimasero tra i meno applicati della storia. Con l'ingresso nell'Unione Europea, negli anni Novanta, ci fu la necessità di promulgare nuovi decreti: il 626 del '94 e 494 del '96. Essi costrinsero le aziende a rispettare i precedenti decreti, a migliorare costantemente le condizioni lavorative e a comunicare i rischi del lavoro attraverso nuovi ruoli tecnico-professionali, nati apposta per occuparsi della sicurezza. La novità più importante del decreto 626/1994 consiste nel risk assesment, ovvero l'obbligo della valutazione del rischio da parte dell'impresa che offre il lavoro. Inoltre, deve essere previsto anche un servizio per la prevenzione, del quale è responsabile il datore di lavoro. La legge-delega del 2007, numero 123, diede al Governo il compito di riformare il decreto 626, con alcune novità: estendere il 626 a tutte le aree lavorative e l'obbligo di portare il tesserino di riconoscimento nei cantieri.