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La nouvelle vague e Truffaut

La Nouvelle vague: significato e riferimenti storico-artistici del movimento. Principali registi.

Il significato e lo stile

La Nouvelle vague (Nuova ondata) è un movimento cinematografico sorto in Francia alla fine degli anni Cinquanta, quando, a ridosso della sconfitta in Algeria, il Paese vive una crisi politica e culturale.
In questo clima si afferma una corrente di giovani cinefili, contestatori sprezzanti del vecchio cinema imbellettato, che si raccolgono nella rivista Cahiers du cinema.
Dalle loro discussioni nasce il manifesto della Nouvelle vague. Convinti che "la bellezza è lo splendore del vero", cambiano lo stile e i contenuti della cinematografia: scene di vita urbana, frammenti di vita notturna e melodie jazz dei caffè parigini fanno da sfondo alle sceneggiature. Proprio per esaltare il punto di vista soggettivo del regista le riprese vengono effettuate senza effetti artificiali, con camere portatili, un'equipe essenziale e attori poco conosciuti: si gira "alla luce del giorno". Il "fine giustifica i mezzi", si potrebbe dire, considerando i lauti guadagni a fronte delle scarse risorse!
Nel 1958 escono i primi film dei registi innovativi ma non avulsi dalla cinematografia internazionale: dal neorealismo italiano all'espressionismo tedesco.
Claude Chabrol in "Le beau Serge" e "I Cugini" fa riferimento alle differenze tra la realtà urbana e quella della campagna. E' molto prolifico e i suoi film ispirati anche a Hitchcock sono spesso psicodrammi venati di un grottesco umorismo ("Le donne facili", "Ophelia").
Jean-Luc Godard in "Fino all'ultimo respiro" fa fare al protagonista l'imitazione di Humphrey Bogart e tradisce nel ruolo della protagonista i legami con Preminger.
Ma il più sentimentale dei registi della Nouvelle Vague è François Truffaut.

Truffaut

Truffaut esordisce nel 1954 con un cortometraggio e nel 1959 gira il primo lungometraggio: I quattrocento colpi.
Con "I 400 colpi" vince a Cannes il premio per la migliore regia. Il titolo del film, in gran parte autobiografico, è una metafora: in francese significa “fare il diavolo a quattro”. Il discolo tredicenne, Antoine Doinel, richiama alla memoria l’infanzia di Truffaut: la sua condotta come le ripetute fughe da scuola evidenziano la totale avversione per le istituzioni. Positivo è l’amore del ragazzo per la letteratura e il cinema, che però lo conducono all’isolamento, affermando sempre più la sua difficoltà di adattamento.
Il film è dedicato al critico e amico, André Bazin, figura determinante nell'affermazione artistica di Truffaut.
In Effetto notte scruta come uno spettatore le tecniche del cinema decadente, evidenziandone l’illusione seduttrice. Nel lungometraggio intreccia le vicende dei vari personaggi-attori, che condividono un breve lasso di tempo dell’esistenza, durante la nascita di un film. Il cinema è come un miraggio e, in quanto a ciò, dà l’illusione di una vita entusiasmante che Truffaut prova a smontare.

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