Totò Riina: dagli inizi dell'attività criminale all'arresto
Salvatore Riina, conosciuto come Totò Riina, è nato a Corleone, il 16 novembre 1930, noto boss mafioso italiano, è stato il capo di Cosa Nostra dal 1982 al 1993.
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L'attività criminale
A 19 anni Riina uccise un coetaneo durante una rissa. Dopo 6 anni di prigione, ritornò a Corleone divenendo il luogotenente della banda di Luciano Liggio insieme al quale cominciò a occuparsi della macellazione clandestina.
Con loro, anche Bernardo Provenzano. Liggio e i suoi fedeli furono al servizio del dott. Michele Navarra, capomafia di Corleone. Successivamente, assetati di potere, decisero di eliminarlo per prendere il suo posto. Nella banda anche lo zio di Salvatore, Giacomo Riina, arrestato nel 1942 insieme a Liggio per contrabbando di sigarette.
Totò Riina, fu arrestato nel dicembre del 1963 e, dopo alcuni anni di reclusione all'Ucciardone, fu assolto nel processo dei 114 a Catanzaro e a Bari nel giugno 1969.
Durante il soggiorno obbligato, si diede alla latitanza ordinando la strage di Viale Lazio, ma finì poi in carcere.
Conquistò il potere all'interno di Cosa Nostra, uccidendo il superboss Stefano Bontade e i suoi seguaci.
Lanciò una sfida allo Stato eliminando numerosi esponenti delle istituzioni e della magistratura, e molti uomini delle forze dell'ordine.
Trascorse 23 anni di latitanza e, a Palermo, si sposò nel 1974 con Antonietta Bagarella dalla quale ebbe 4 figli.
Fu arrestato il 15 gennaio 1993 dal ROS dei Carabinieri al centro di Palermo, al primo incrocio di fronte alla sua villa in Via Bernini.
Venne rinchiuso nel carcere dell'Asinara, in Sardegna, dove vi rimase fino al luglio del 1997.
Successivamente, fu trasferito nel carcere di Marino del Tronto ad Ascoli dove, per 3 anni, fu sottoposto al "carcere duro".
Tutte le condanne
1993: ergastolo, come mandante dell'omicidio del boss Vincenzo Puccio.
1994: ergastolo per l'omicidio di 3 pentiti e del cognato di Tommaso Buscetta. Altro ergastolo, per la Strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e la scorta.
1995: ergastolo come mandante, per lui e 10 boss, dell'omicidio del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Boris Giuliano, capo della mobile, e del prof. Paolo Giaccone.
1999: ergastolo come mandante della Strage di Via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e 4 uomini di scorta.
2000: condanna all'ergastolo, insieme a Giuseppe Graviano, per l'attentato in Via dei Georgofili, in cui persero la vita 10 persone e furono danneggiati chiese e musei, oltre che, per gli attentati di Milano e Roma.
2002: ergastolo per l'omicidio nel 1988 del giudice Alberto Giacomelli.
2010: ergastolo con Giuseppe Madonia, Giacomo Sollami e Gaetano Leonardo, come mandante dell'omicidio di Giovanni Mungiovino, uomo di Cosa Nostra, nel 1983, Giuseppe Cammarata nel 1989 e Salvatore Saitta nel 1992.