Un argomento caro agli Americani: la Mafia
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Nel corso dei primi anni del novecento il capo della polizia di New York dichiarava: «L’America è diventata la terra promessa dei delinquenti italiani». Richard Nixon faceva una dichiarazione ancora più pesante sul conto degli italiani d’America: «Il guaio è che non se ne trova uno onesto».
È evidente che tra ventinove milioni di emigrati onesti ve ne furono anche di delinquenti, che negli Stati Uniti hanno trovato nella mafia il percorso più rapido per esaudire il “sogno americano”. Nel 1967 la Commissione di Giustizia segnalava negli Stati Uniti l’esistenza di ventiquattro cartelli criminali formati da esponenti tutti di provenienza dall’Italia. In questa circostanza Al Capone, Frank Costello e Lucky Luciano hanno fatto scordare i nominativi dei milioni di espatriati che lavoravano in modo onesto. La stessa lista dei film di Hollywood (divenuta celebre grazie a due prototipi: i pellerossa che urlano ed i gangster italiani che fanno fuoco) ha fatto sì che la mafia diventasse uno degli argomenti più cari: lo testimonia in modo evidente il film Il Padrino, ma analizzando 1.057 pellicole prodotte ad Hollywood nel periodo cha va dal 1928 al 2000, chi recitava la parte dell’italiano, nel 73% delle volte (in ben 770 film) dava un’immagine negativa e soltanto nel 27% delle circostanze (in circa 287 film) veniva comunicata un’immagine positiva dell’italiano. Generalmente, in realtà, gli “italiani” rivestivano quasi solamente ruoli di esponenti di organizzazione mafiose (40%) o più benevolmente di grezzi, ipocriti, ottusi o saltimbanchi (33%).