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"The Avengers": recensione del film diretto da John H. Auer

Un curioso film americano di cappa e spada, che, seppur distribuito anche in Sudamerica ed Europa verrà presto dimenticato da critica e pubblico.

Ispirazione e trama

Il film "The Avengers", trae la sua origine dal romanzo Don Careless, di Rex Beach, ricalcandone praticamente l’intera vicenda. La storia è quella di un giovane, Francisco Suarez, interpretato da John Carroll, che vuole vendicare suo padre. Dopo quindici anni riesce a rintracciare l’assassino che nel frattempo è divenuto aiutante del governatore Don Rafael Moreno. L’assassino, detto El Mocho, in realtà aveva anche stipulato una segreta alleanza con il Colonnello Luis Corral che stava tramando per usurpare il posto di governatore. Da questo intreccio di ruoli si sviluppa la storia che ci proporrà anche l’amore tra Francisco e Maria figlia del governatore, interpretata da Adele Mara. Maria cederà all’amore di Francisco solo quando verrà a scoprire le trame del Colonnello Corral e di El Mocho, che rimarrà ucciso, concedendo a Francisco la sua tanto agognata vendetta.

Cappa e spada d’oltreoceano

Non casualmente il film, quando uscì in Francia nel 1951 venne intitolato “Le mousquetaire de la vengeance”, ovvero “Il moschettiere della vendetta”, titolo che ironicamente gli era stato attribuito come a significare lo spirito emulativo della pellicola. Ambientato presumibilmente in Messico, in un non meglio definito territorio del nord-est del Sudamerica, il film, anche se dichiaratamente del genere “cappa e spada” è un riadattamento dello stile tutto americano del western, inficiato da quel malizioso senso di superiorità statunitense nei confronti degli stati sudamericani, in specie del Messico che, dopo le vicende storiche di Pancho Villa e di Zapata era, nell’immaginario collettivo americano, rimasto ad un livello sociale poco più che banditesco. Da questo tipo di lettura e con questo filtro interpretativo, che ben si attaglia alla pellicola, appare inevitabile constatare come le condizioni sociali in tali regioni, sia nella saga western che poi anche nelle recenti vicende di Zorro, siano sempre presentate come frutto di una vessazione tale che in ogni vicenda si attende unicamente che "un vendicatore" riesca a riscattare il popolo tutto.
Il film, uscito poi in Italia con il titolo “La spada di Toledo”, volendo con ciò esplicitamente indicare la natura sudamericana e quindi spagnola della pellicola, quasi inducendoci a dimenticarne le origini nordamericane, perde in realtà il piglio narrativo del romanzo ispiratore, al punto che affida il valore della vicenda a quei sentimenti come vendetta e amore che, già al tempo ampiamente sfruttati, da soli non erano sufficienti a garantirne il successo. Il cast stesso, formato da interpreti di non eccellente qualità ad esclusione di Adele Mara, appare nel complesso abbastanza statico, con gestualità e modi espressivi forse ancora troppo legati alle dinamiche del cinema muto.

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