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Amélie Nothomb, la scrittrice prodigio

Un sintetico ritratto della prolifica autrice belga.

Chi è Amélie Nothomb

La cosa che subito balza agli occhi, parlando di Amélie Nothomb, è l'apparente facilità della sua scrittura. Ha scritto molto, infatti, e ormai il successo accompagna ognuna delle sue opere, tanto da richiamare alla mente un suo famoso compatriota dalla vena particolarmente fluente: l'inarrivabile George Simenon.
La scrittrice in realtà è nata in Giappone (Kobe, 1967), dove il padre era diplomatico, e qui ha vissuto parte dell'infanzia, fino al trasferimento in Cina. Seguirono altre tappe negli Stati Uniti e quindi in Bangladesh, prima del rientro della sua famiglia in Europa, a Bruxelles.
A 17 anni però, Amélie si sentiva in Belgio quasi una straniera, e dopo la laurea in Filologia Classica pensò di tornare in Giappone per impadronirsi meglio della lingua nipponica, lavorando anche come traduttrice.
La movimentata prima parte della sua vita ha lasciato comunque tracce profonde nella Nothomb. Un certo senso di estraneità e fatalismo dev'essersi depositato nel suo carattere, proprio per l'impossibilità di radicarsi a lungo in un paese.
Tutta l'esperienza umana accumulata nei frequenti spostamenti vissuti con la sua famiglia ha inciso anche nel suo modo di scrivere, dotandola di una grande naturalezza nell'abbracciare punti di vista e toni molto diversi tra loro con identica e acuta sensibilità.

I successi

Il legame tra biografia e letteratura, sempre decisivo per uno scrittore, è dunque particolarmente evidente nella produzione letteraria della scrittrice.
"Stupori e tremori", ad esempio, rievoca la dura esperienza di lavoro presso un'azienda giapponese, dove l'iniziale entusiasmo della protagonista viene gradualmente demolito dalle rigide e a tratti incomprensibili norme gerarchiche.
Alla base di un altro romanzo come "Dizionario dei nomi propri" c'è l'idea di essere destinati a una vita "straordinaria" già a partire dal nome: la piccola Plectrude, protagonista del libro, ha una grande passione per la danza classica, proprio come Amélie durante l'adolescenza in America, ma le cose andranno diversamente.
"Biografia della fame" racconta invece, gli anni nomadi al seguito della famiglia, fino al disagio che si esprime nel rifiuto del proprio corpo, e dunque nell'anoressia, che l'autrice sperimentò realmente nel periodo vissuto in Bangladesh.
All'infanzia giapponese torna "Metafisica dei tubi", mentre alla difficile esperienza nella Cina degli anni Settanta fa riferimento "Sabotaggio d'amore".
Ormai conosciuta e apprezzata a livello internazionale, la scrittrice vive stabilmente a Bruxelles dove scrive ogni giorno, infallibilmente, dalle quattro alle otto del mattino. Un regime ferreo e quasi maniacale, che si riflette nella cronometrica puntualità delle sue pubblicazioni. Amélie Nothomb pubblica, infatti, un libro all'anno ormai dal 1992, quando uscì il suo primo romanzo, "Igiene dell'assassino". E fu subito successo.

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