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Vincenzo Monti, poeta e scrittore

In questo articolo troverete un sunto della vita, personale e artistica, del poeta e scrittore Vincenzo Monti.

La vita

Vincenzo Monti nacque nel 1754 ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, figlio di una coppia di proprietari terrieri, Fedele e Domenica Maria Mazzari. Compì i suoi primi studi al seminario di Faenza, successivamente si dedicò al diritto e alla medicina presso l'Università di Ferrara. Nel 1775 fu ammesso all'Accademia dell'Arcadia, rinomato circolo letterario dell'ambiente romano. Grazie al prestigio di tale ammissione potò pubblicare il suo primo libro, La visione di Ezechiello. Roma fu importante nella sua vita: tre anni dopo, ivi invitato dal cardinale Scipione Borghese, sposò Teresa Pichler, da cui ebbe 2 figli. A Roma si dedicò a varie opere di scrittura, al servizio della borghesia locale, ispirandosi alle opere di Vittorio Alfieri. Scrisse quindi pezzi teatrali, debuttando con successo con la tragedia Artemodeo. Successivamente compose la Cantica in morte di Ugo di Basseville, ispirata all'uccisione del francese Hugo Basseville, dimostrante rivoluzionario. Monti era contrario alle idee della rivoluzione francese (scrisse a tal proposito La Feroniade e La Musogonia). Nonostante ciò si dimostrò compiacente all'entrata in Italia di Napoleone, con tutte le sue conseguenza e i suoi mutamenti politici. Divenne, una volta tornato a Milano, addirittura collaboratore dell'amministrazione cisalpina. Al ritorno degli austriaci Monti fu costretto a rifugiarsi a Parigi, rientrando sempre al seguito di Napoleone nel 1801, mesi dopo la battaglia di Marengo. Durante il soggiorno parigino scrisse, per la morte di Lorenzo Mascheroni, la Mascheroniana, opera in 3 canti. Nuovamente in Italia, insegnò retorica all'università di Milano. Sotto Napoleone re d'Italia, divenne storico e poeta ufficiale di corte, componendo opere di tono celebrativo inneggianti al re stesso. Nel 1812 entrò come socio all'Accademia della Crusca. Alla sconfitta di Napoleone Monti ricevette aspre critiche: iniziò infatti incoerentemente a elogiare il nuovo sovrano, l'imperatore d'Austria Francesco I, diventando suo poeta di corte. Morì nel 1828 a Milano, dopo aver steso una ottima traduzione dell'Iliade omeriana.

La critica

Monti non fu affatto esente da dure critiche per via dei suoi numerosi cambiamenti di posizione. Lo stesso Giacomo Leopardi lo definì "poeta veramente dell'orecchio e dell'immaginazione, del cuore in nessun modo". Le sue doti di poeta erano da tutti riconosciute, tuttavia gli fu criticata la mancanza di ispirazione poetica. Molte delle sue opere infatti furono scritte per ragioni di sostentamento economico, tuttavia bisogna spezzare una lancia a suo favore: la traduzione dell'Iliade fu realizzata per puro diletto. Questa traduzione è attualmente considerata l'unica (oltre a quella inglese di Alexander Pope) paragonabile alla lirica di Omero. Di parere contrario fu tuttavia Ugo Foscolo, che lo apostrofò come "traduttor dei traduttori" (poiché aveva tradotto senza conoscere la lingua greca).

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