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Fotografia aerea: le immagini al servizio della scienza

La fotografia aerea rappresenta uno dei migliori e più efficaci strumenti per il rilevamento di caratteristiche del terreno non altrimenti percepibili, trovando così applicazione nel settore dell'archeologia e della paleontologia.

Come funziona

Le prime fotografie aeree vennero effettuate da uno dei pionieri della fotografia, Gaspard-Félix Tournachon soprannominato Nadar, che nel 1858, a bordo di una mongolfiera, fotografò i tetti di Parigi. Fu però nel corso della prima e della seconda guerra mondiale che le riprese aeree, cioè le ortofoto scattate da un aereo a scopi bellici, vennero utilizzate anche dagli archeologi, che si accorsero che artefatti umani invisibili a livello del terreno erano invece facilmente individuabili dall'alto. Gli indicatori di presenza di reperti archeologici vengono suddivisi nelle seguenti tipologie: - diversità della colorazione del terreno (soil marks), che potrebbe indicare una diversa composizione e dunque la presenza di artefatti ; - diversità nella crescita della vegetazione (crop marks); dove la vegetazione cresce meno rigogliosa rispetto a una zona circostante è possibile che sotto il livello del suolo vi siano costruzioni che ne impediscono la crescita; - differenze di umidità nel terreno (dampmarks); dove, al contrario del caso precedente, la vegetazione è più rigogliosa e il terreno più umido, è plausibile che sotto il livello del suolo vi sia un antico fossato. Lo studio delle foto aeree deve poi, comunque, essere seguito da rilievi a livello del suolo per confermare o smentire le ipotesi fatte precedentemente. Si tenga infine conto che l'assenza di "tracce" nelle ortofoto non implica necessariamente l'assenza di reperti archeologici, soprattutto se esse sono state scattate in stagioni o condizioni di tempo o di luminosità non favorevoli.

In Italia

Le prime foto archeologiche aeree in Italia vennero scattate nel 1909, quando a Roma venne presentato il Flyer 4 dei fratelli Wright: in quell'occasione vennero fotografati l'acquedotto Claudio e la zona di Tor Fiscale. Due anni più tardi, l'archeologo Dante Vaglieri realizzò, con un pallone aerostatico, una documentazione fotografica completa degli scavi di Ostia antica. Oggi le foto aeree sono realizzate soprattutto dai satelliti artificiali e l'Italia è, grazie alla società Telespazio e al Centro di Geodesia spaziale di Matera, in prima fila nel settore, con il satellite COSMO-SkyMed, che sta realizzando un completo dossier su Pompei. La foto allegata rappresenta il tempio della Concordia ad Agrigento; da essa è assolutamente riconoscibile il perimetro della chiesa cristiana costruita all'interno del tempio pagano.

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