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Kirikù e la strega Karabà, recensione del lungometraggio

Una suggestiva fiaba africana tradotta in immagini dal regista francese, vissuto in Guinea, Michel Ocelot. Kirikù e la strega Karabà colpisce lo spettatore sia per la qualità grafica che per il profondo contenuto morale.

Un percorso di coraggio e verità

La storia, tratta da una leggenda dell'Africa occidentale, è ambientata in un piccolo villaggio del continente nero. Fin dalla nascita Il piccolo Kiribù rivela d'essere speciale; infatti decide da solo di venire alla luce e, sempre da solo, taglia il cordone ombelicale. Inoltre, la madre nota con stupore che il piccolo è subito capace di parlare e di procedere gattoni.
Ben presto Kiribù trova il coraggio di affrontare la perfida strega Karabà, che si dice essere la responsabile della scomparsa degli uomini del villaggio (tra cui il padre di Kirikù) e del prosciugamento della sua unica fonte.
La strega, facendo leva sul clima di terrore imposto, chiede alle donne del villaggio oro e gioielli. Kiribù decide di scoprire il motivo della sua malvagità e di riportare la felicità tra la sua gente. Inizia per il simpatico bambino un viaggio pieno di pericoli, ma alla fine Kiribù riesce a giungere presso il Saggio della Montagna, suo nonno, che gli rivela la verità sulla perfidia di Karabà: una spina, conficcata nella schiena da uomini malvagi, la tormenta da anni.
Giunto al cospetto della strega, Kiribù, utilizzando le armi della compassione e dell'amore, riesce a trasformare la terribile Karabà in una bellissima e dolce donna: il bambino le toglie la spina e la libera dal dolore. In cambio Kiribù riceve un bacio che lo tramuta in adulto.

Un film d'animazione dal grande spessore culturale

Apparso nelle sale nel 1998, prodotto dalla Factory Les Armateurs (la stessa casa di produzione di Appuntamento a Belleville) e diretto da Michel Ocelot (genio dell'animazione, autore anche del successivo Kiribù e gli animali selvaggi), il film è un piccolo gioiello del cinema d'animazione.
La pellicola è una gioia per gli occhi, in virtù d'uno stile grafico ispirato a delle significative esperienze pittoriche e figurative: le figure di Paul Gauguin, gli animali e gli ambienti di Henri Rousseau e le sculture totemiche africane. Inoltre, le animazioni e il racconto veicolano profonde verità intellettuali e morali: L'importanza dell'oraziano "Sapere aude" e il valore della solidarietà e dell'amore.
Nonostante tutti questi pregi, il film conobbe in alcuni paesi problemi di distribuzione a causa della rappresentazione dei seni scoperti delle donne (per Ocelot si trattava della raffigurazione d'un fatto normalissimo nei villaggi africani).

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